Page 133 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             visione dei fatti. Egli era “angosciato e dubbioso”, ma ormai propendeva definiti-
             vamente verso la neutralità:
                Il paese evidentemente non voleva la guerra; e neanche il re. L’Italia aveva fin
             da principio manifestato all’Austria le sue difficoltà e i suoi lamenti, dicendo che,
             per condurre il paese ad una guerra, occorreva sapere quali erano le intenzioni
             austriache e quali i compensi che poteva sperare l’Italia (art. 7 dell’alleanza). 62
                Sonnino  registrava  il  fatto  che  l’Austria  aveva  “fatto  la  sorda  a  queste
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             domande” . Nelle settimane successive, dunque, l’autorevole politico pisano co-
             minciò a intravedere i “pericoli” che avrebbe potuto determinare una svolta del-
             la politica estera italiana nel senso dell’intervento a fianco di Berlino e Vienna.
             Aggiustò progressivamente il tiro delle sue opinioni e, realisticamente, confer-
             mandosi lo spirito contrario che prevaleva nell’opinione pubblica , cominciò a
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             consigliare al presidente del Consiglio di rimanere fuori dal conflitto . La posi-
             zione di Vittorio Emanuele III -”perfettamente d’accordo per la neutralità” - ebbe
                                                                              66
             probabilmente un ruolo importante nel mutamento delle sue opinioni. Anche se
             Sonnino continuava a non apprezzare l’ostilità che vedeva crescere verso l’Au-
             stria fino a ritenere “completamente sbagliat[a]”  l’idea, addirittura, di una guerra
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             verso l’alleato.
                L’uomo chiave, in quelle settimane, fu senz’altro San Giuliano. Egli elaborò
             una complicata strategia che aveva per obiettivo l’affermazione degli interessi
             italiani. Il suo punto di partenza, l’abbiamo sottolineato, era la convinzione che “il
             paese [fosse] impari al compito che l’attendeva nel conflitto” . Perciò conveniva
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             “far ogni sforzo per mantener buoni rapporti” con gli alleati. Nel frattempo occor-
             reva rafforzare la propria posizione strategica: “prendere provvedimenti difensivi,
             non visibili, ma pronti ed efficaci, al confine verso l’Austria (…) tenere in stato
             d’efficienza l’esercito e la marina”. Ciò non avrebbe, però, dovuto avere una rica-
             duta sull’azione politica, anzi; secondo il ministro, l’Italia avrebbe dovuto “far il
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             morto per un mesetto” per non insospettire i suscettibili alleati .
                In questo senso il suo pensiero cominciava ad avvicinarsi a quello di Sonnino
             che, come sappiamo, era partito da un punto di vista assai diverso. Anche l’avviso
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             del politico toscano era diventato quello di “armare”  pur continuando a mante-


             62  Sonnino, Diario…, cit., p.10, annotazione del 1°agosto 1914.
             63  Ibidem.
             64  Sonnino a Bergamini, 13 agosto 1914, SS, d.12.
             65  Salandra a Sonnino, 28 agosto 1914, ivi, d.17.
             66  Sonnino, Diario…, cit., p.12, annotazione del 2 agosto 1914.
             67  Sonnino a Bergamini, 13 agosto 1914, SS, d.13.
             68  Ferraioli, op.cit., p.856,
             69  San Giuliano a Salandra, 4 agosto 1914, DDI, s. V, vol.I, d.55.
             70  Sonnino a Salandra, 20 agosto 1914, SS, d.15.
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