Page 163 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             Una neutralità a termine.
             L’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, la Banca di Sconto e
             la preparazione finanziaria alla guerra

             Prof. Giovanni Paoloni    1




             Spigolature nella finanza italiana di inizio Novecento

                   noto il rilevante apporto dei capitali stranieri allo sviluppo delle infrastrut-
             È ture e dell’apparato produttivo industriale dell’Italia, negli anni successivi
             all’Unità, anche dopo la svolta industrialista che aveva avuto luogo fra la metà
             degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta dell’Ottocento, alla quale si do-
             veva fra l’altro la tariffa doganale del 1883. Particolarmente rilevanti furono, ad
             esempio, l’apporto dei capitali francesi nelle società ferroviarie dopo l’Unità, ov-
             vero quello di capitali provenienti dall’impero asburgico, dalla Germania, dalla
             Svizzera e dal Belgio per la nascita e il forte e rapido incremento dell’industria
             elettrica. Questa situazione di dipendenza dal capitale estero, sia per quanto ri-
             guarda il controllo di grandi società operanti in settori strategici, sia per quanto
             riguarda il mercato dei capitali e la raccolta del risparmio, sia infine per l’esercizio
             del credito, attraverso le due maggiori “banche miste”, la Banca Commerciale e il
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             Credito Italiano , rappresentava all’inizio del XX secolo un nervo scoperto per la
             sensibilità di molti commentatori economici e in generale di una parte significati-
             va dell’opinione pubblica e del mondo politico.
                Sicché, mentre si dispiegava il decollo industriale del Paese, si realizzavano
             grandi impianti idroelettrici e si profilava l’elettrificazione su vasta scala dell’il-
             luminazione pubblica e dei trasporti urbani, i grandi gruppi esteri cercavano di
             dar vita a controllate italiane che producessero in Italia e potessero così meglio
             inserirsi in un mercato che cominciava a manifestare il desiderio di emanciparsi
             da dipendenze troppo scoperte. Ne parlavano apertamente nel 1907 i consiglieri
             d’amministrazione delle Ferrovie del Mediterraneo, deliberando di “costruire in
             Italia un’officina in considerazione delle forti spese di trasporto e di dogana gra-
             vanti attualmente sulle produzioni che la società introduce dall’estero e anche pel
             fatto che talvolta i clienti, e specialmente le pubbliche amministrazioni, esigono
             o preferiscono materiale fabbricato in paese”. E ancora ne scriveva il console te-


             1   Docente di Archivistica generale presso la Facoltà di  Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche e
                 Studi Orientali, dell’Università “La Sapienza”, Roma.
             2   Cfr. A.M. Falchero, La Banca Italiana di Sconto 1914-1921. Sette anni di guerra, Franco Ange-
                 li, Milano 1990, p. 17, con le osservazioni e la bibliografia citate nella nota 2.
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