Page 215 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra 215
Feldmaresciallo tedesco August von Mackensen (1849-1945), l’offensiva ral-
lentò significativamente la sua avanzata dopo l’apertura di un collegamento ter-
restre di importanza strategica per l’Impero ottomano ormai agonizzante – la via
ferrata di recente istituzione, attraverso la quale avrebbe ricevuto i rifornimen-
ti militari. Sebbene fosse già cominciata la disgregazione dell’Esercito serbo,
questo non era però ancora completamente annientato. Migliaia di soldati serbi,
individualmente o inquadrati all’interno di unità costituite, si stavano dirigendo
verso i porti dell’Adriatico sulla costa albanese, per unirsi alle formazioni italia-
ne schierate nell’area o per essere evacuati dalla Marina Italiana. Durante la fase
di ripiegamento, molti soldati serbi andarono anche ad ingrossare le fila dell’E-
sercito montenegrino, rinforzando le loro posizioni difensive lungo la frontiera
occidentale e sud-occidentale del Montenegro. Nonostante anche quest’ultimo
avesse subito perdite significative durante le battaglie del 1914, la forza opera-
tiva di cui ancora disponeva era pari a circa 53.000 uomini . Insieme alle forze
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concentrate nell’area di Cattaro e, in particolare, del Monte Lovcen, l’Eserci-
to montenegrino costituiva quindi un fattore da non sottovalutare nella parte
occidentale dei Balcani. Per l’Alto Comando dell’Imperale e Regio Esercito,
la continua minaccia nei confronti della base navale austro-ungarica nella baia
di Cattaro, considerata di grande rilevanza per la guerra navale austro-ungarica
in considerazione della posizione strategica che aveva nei confronti del blocco
navale alleato istituito a Otranto, faceva pendere la bilancia a favore di un’of-
fensiva contro il Montenegro. In particolare, l’artiglieria costiera montenegrina
costituiva un ostacolo all’impiego sicuro della base navale. Il piano, tuttavia, non
si limitava ad una semplice e limitata offensiva. Dopo aver eliminato l’artiglieria
pesante montenegrina a Lovcen e aver preso la città di Centinje, le operazioni
dovevano continuare lungo la costa albanese verso sud, per arrivare a prendere
anche le unità serbe e italiane posizionate nei pressi di Durazzo e di Valona.
Ovviamente, per portare a termine l’operazione pianificata, era necessario
disporre di una forza consistente. La 3ª Armata dell’Imperiale e Regio Eserci-
to, posta al comando del Generale Hermann Kövess´ (1854-1924), costituiva la
scelta più ovvia, in quanto aveva preso parte alla campagna contro la Serbia e
le sue unità erano già schierate in Serbia alla frontiera con il Montenegro. Tut-
tavia, la 3ª Armata era ancora parte della formazione combinata al comando del
Generale Mackensen e, quindi, ogni azione successiva doveva essere coordinata
con l’alleato tedesco. Tuttavia, come già sottolineato, il Capo di Stato Maggiore
tedesco Generale Falkenhayn, stava concentrando la propria azione militare sul
fronte tedesco occidentale (Verdun) e considerava prioritaria la minaccia alle-
ata proveniente dal cosiddetto Sarrail Army di stanza nei pressi di Salonicco;
2 Österreich-Ungarns letzter Krieg, ed. Bundesministerium für Landesverteidigung und Öster-
reichisches Kriegsarchiv, Vienna 1930-1938, volume III, p. 565

