Page 217 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra 217
pertanto, non era assolutamente intenzionato ad inviare truppe per partecipare
all’offensiva contro il Montenegro e l’Albania. La conseguenza di tutto ciò fu
che le opinioni divergenti dei due comandanti causarono seri malumori che alla
fine condussero alla rottura tra i due quando il Capo di Stato Maggiore austro-
ungarico dichiarò nulla la convenzione miliare per la conquista della Serbia fir-
mata il 6 settembre 1915 e pose la 3ª Armata sotto il comando diretto dell’Alto
Comando dell’Imperiale e Regio Esercito . È evidente che le azioni del Gen. von
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Hötzendorf puntassero a sottolineare non solo l’importanza dei teatri di guerra
austro-ungarici per gli alleati tedeschi, in questo caso particolare i Balcani oc-
cidentali, ma anche, in egual misura, l’indipendenza del propria azione milita-
re di pianificazione e operativa. Tuttavia, l’operazione doveva essere eseguita
dall’Imperiale e Regio Esercito in maniera indipendente. Immediatamente dopo
la separazione della 3ª Armata dell’Imperiale e Regio Esercito, il 20 dicembre
1915, iniziarono i preparativi per l’offensiva contro il Montenegro. Il fattore
tempo giocava un ruolo fondamentale, in quanto le unità designate per l’opera-
zione erano state pianificate di fatto per un’altra campagna che, secondo i pro-
grammi, doveva iniziare al più tardi tra marzo e aprile 1916 (Strafexpedition).
Secondo la catena di comando, tutte le truppe collocate alla frontiera occiden-
tale del Montenegro dovevano essere poste sotto il “Comandante Generale di
Bosnia, Erzegovina e Dalmazia (BHD)”, Stephan Sarkotic (1859-1939). Il XIX
Corpo d’armata, al comando di Ignaz Trollman (1860-1919), avrebbe dovuto
condurre l’operazione decisiva sul Monte Lovcen e diverse unità operative, for-
mate da divisioni, brigate e unità mobili della base navale, erano state poste sotto
il suo comando .
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In aggiunta all’attacco contro Lovcen, il piano operativo prevedeva anche
manovre alla frontiera nord e occidentale del Montenegro, per evitare qualsiasi
sconfinamento di truppe montenegrine nell’area di Lovcen. L’azione principale
doveva essere condotta con circa 25 battaglioni di fanteria, mentre altri 5 bat-
taglioni erano tenuti in stand-by quali riserve operative. Secondo le valutazioni
del XIX Corpo d’armata, ciò significava una superiorità numerica di circa due a
uno. Tuttavia, nonostante la significativa concentrazione di forze di fanteria, il
successo dell’operazione non sembrava affatto scontato. In particolare, le batte-
rie di difesa franco-russe del Montenegro, posizionate in galleria o in punti ben
nascosti, insieme con postazioni di mitragliatrici anch’esse ben coperte, rappre-
sentavano, per gli attaccanti, una forza di difesa da non sottovalutare affatto. Il
Comando della 3ª Armata, consapevole di queste difficoltà, aveva promesso al
3 Cramon August von, Unser österreichisch-ungarischer Bundesgenosse im Weltkriege. Erin-
nerungen aus meiner vierjährigen Tätigkeit als bevollmächtigter General beim k.u.k. Armee-
oberkommando, Berlin 1920, p.45
4 ÖSTA/KA NFA 3. Armee, Op.No. 8058

