Page 221 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra           221


             che operava a nord al fine di creare le condizioni necessarie per l’avanzata della
             sezione centrale. Nelle prime ore dell’8 gennaio, l’artiglieria iniziò improvvisa-
             mente la propria azione preparatoria contro le posizioni nemiche. Oltre al pesan-
             te assedio da parte dell’artiglieria, i cannoni delle unità dell’Imperiale e Regia
             Marina, in congiunzione con la V Divisione navale, condussero un attacco deci-
             sivo contro le forze di difesa montenegrine. E tuttavia, l’impiego dell’artiglieria
             navale si era scontrato con una serie di problematiche. In alcuni casi l’angolo di
             elevazione delle artiglierie navali non era sufficiente per colpire le postazioni ne-
             miche e quindi, al fine di aumentarlo, erano stati costretti a inclinare le navi alla-
             gando le casse-zavorra da un lato. Era stato ideato un sistema di fuoco particolare
             per battere le posizioni nemiche nascoste, e quindi invisibili, col fuoco indiretto.
             Attraverso un’esatta azione di homing dei bersagli, precedentemente individuati
             con precisione su una speciale mappa definita a partire da fotografie aeree, e
             mediante l’utilizzo di calcoli esatti dell’azimuth e dell’angolo di elevazione, la
             Marina aveva definito con precisione i cosiddetti “firing point” lungo un tragitto
             precedentemente stabilito. Quando la nave raggiungeva il firing point fissato, i
             cannonieri sparavano i colpi sulla base dei dati prestabiliti, che tenevano conto
             dell’esatta posizione delle nave, delle onde e del possibile vento . L’impatto ve-
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             niva osservato dall’unità di palloni di osservazione assegnata e dalle forze aeree.
                L’impatto dell’intera azione di bombardamento dell’artiglieria fu talmente
             dirompente che le brigate di fanteria che avanzavano da sud quasi non incontra-
             rono alcuna resistenza. Il 9 gennaio l’accesso all’altopiano di Lovcen era già in
             mano alle forze austro-ungariche e le loro brigate continuavano ad avanzare. La
             resistenza da parte dei montenegrini era fortemente diversificata. Mentre a sud
             le forze erano in ritirata, nelle zone del centro e del nord gli attaccanti si trova-
             rono a dover combattere duramente per ogni collina e ogni cima. Tuttavia, il 10
             gennaio, la vetta del monte Lovcen fu conquistata. L’artiglieria montenegrina,
             nel frattempo, era stata quasi interamente sgominata.  Un tentativo del Comando
             dell’esercito montenegrino di riconquistare la vetta del monte Lovcen con un
             contrattacco nella notte dell’11 gennaio fallì, a causa del totale sfinimento delle
             truppe, che mostravano già evidenti segni di disgregazione. Il crollo delle difese
             a Lovcen indusse i leader politici del Montenegro a chiedere l’armistizio già l’11
             gennaio, armistizio che fu considerevolmente ritardato a causa della richiesta del
             Comando dell’Imperiale e Regio Esercito di resa incondizionata. Il 13 gennaio i
             primi elementi avanzati dell’esercito austro-ungarico raggiunsero Centinje, che
             venne occupata quasi senza combattere . Le truppe rimanenti si arresero il 17
                                                 10


             9  Enne Peter, Die österreichisch-ungarische Offensive gegen Montenegro 1916 unter besonde-
                rer Berücksichtigung der Operation über den Lovcen und des Zusammenbruchs der montene-
                grinischen Armee,  p. 137
             10  Ibidem, p.112
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