Page 225 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra           225


             dell’Isonzo e poi, dal 9 al 12 ottobre e dal 31 ottobre al 4 novembre 1916, l’8^
             battaglia dell’Isonzo. Con ogni offensiva il fronte italiano si avvicinava al monte
             Hermada, l’ultimo rilievo prima di Trieste. Le perdite per entrambe le parti era-
             no state ingenti durante le ultime battaglie. Nel corso di queste cinque battaglie
             l’esercito austro-ungarico aveva perso circa 100.000 uomini, perdita che diffi-
             cilmente poteva essere recuperata. Questo svantaggio avrebbe comportato seri
             problemi in tutte le successive offensive italiane che sarebbero state lanciate.
                La minaccia militare peggiore per l’esercito austro-ungarico era emersa nella
             zona nord-orientale. Durate la primavera l’Intesa aveva preso in considerazione
             la possibilità di lanciare un’offensiva contemporaneamente sia ad ovest che ad
             est per riconquistare l’iniziativa militare. Ad ovest, l’attacco tedesco a Verdun in-
             terferiva con le intenzioni francesi, mentre sul fronte sud occidentale il governo
             italiano chiedeva con urgenza il supporto necessario durante l’offensiva del Sud-
             Tirolo. L’esercito russo, quindi, si sentì obbligato ad adottare una strategia offen-
             siva. Diversamente da quanto inizialmente pianificato per il fronte occidentale
             russo, fu il fronte russo sud-orientale al comando del Generale Alexej Brussilov
             (1853-1926) a mettere in atto un attacco di accompagnamento. Il 4 giugno 1916
             quattro armate dotate di artiglieria pesante lanciarono l’offensiva. Le postazioni
             austro-ungariche pesantemente fortificate furono largamente distrutte e le truppe
             semplicemente annientate. Il 10 giugno l’area ove le linee erano collassate aveva
             un’estensione di 35x48 km. L’esercito austro-ungarico era già in uno stato di
             grande difficoltà dopo lo sfondamento di Luck quando, il 10 giugno, la linea del
             fronte della 7^ Armata austro-ungarica più a sud venne letteralmente tagliata
             in due a Okna. La resistenza dei reggimenti, formati principalmente da soldati
             slavi, si indebolì molto rapidamente, esacerbando la crisi. Le riserve alleate ra-
             pidamente radunate avrebbero dovuto stabilizzare la situazione con un attacco
             di alleggerimento in Volinia; la riconquista di Luck, tuttavia, fallì. Il 17 giugno i
             russi conquistarono la città di Czernowitz e costrinsero le forze austro-ungarico
             ad abbandonare la Bucovina.
                Nonostante nel luglio 1916 il Fronte nord-orientale fosse nuovamente abba-
             stanza stabile, le perdite per l’esercito austro-ungarico erano ingenti, ammon-
             tando a 475.000 uomini, di cui 226.000 prigionieri. L’entrata in guerra della
             Romania a fianco dell’Intesa, il 27 agosto 1916, deve essere vista nel contesto
             del Disastro di Luck .
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                La posizione strategica della Romania richiese una rapida eliminazione del
              nuovo nemico ma, a causa delle perdite incorse durante l’Offensiva Brussilov, non
              vi erano truppe di rinforzo disponibili. L’Intesa decise di perseguire una strategia
              difensiva fina a quando questa discrepanza di forze non fosse stata migliorata.
                Ma i rumeni trassero vantaggio da questa debolezza e, il giorno stesso della


             11  Ortner M. Christian, Die k.u.k. Armee und ihr letzter Krieg, Wien 2013, p. 91
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