Page 223 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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III SeSSIone - L’evoLuzIone tecnIco-mILItare deLLa guerra           223


             gennaio. L’offensiva continuò in direzione dell’Albania. Gli italiani abbandona-
             rono Durazzo ma, poiché le truppe non erano in numero sufficiente, non fu pos-
             sibile occupare l’intero territorio albanese. Una vasta zona rimaneva inoccupata,
             tra le forze austro-ungariche schierate in Albania e il fronte bulgaro-tedesco in
             Macedonia.
                Anche se la caduta del Montenegro che seguì non ebbe alcun impatto strate-
             gico sulla situazione militare in generale, l’assalto del monte Lovcen e la vittoria
             sulla difesa montenegrina, precedentemente considerata invincibile, deve essere
             vista come un’impresa di notevole valore operativo. Da un canto, l’Imperiale
             e Regio Esercito dimostrava all’alleato tedesco di possedere notevoli capacità
             e, dall’altro, l’offensiva contro il Lovcen, che aveva visto la partecipazione di
             forze aeree e navali, appare tutt’oggi come una delle operazioni “interforze” di
             maggior successo. Il valore strategico della vittoria era – in considerazione del
             successivo e ampio impiego della base navale di Cattaro – enorme, in modo
             particolare per le forze austro-ungariche e per i sottomarini tedeschi che avevano
             adesso la strada per Otranto molto vicina.
                L’azione successiva da compiere, secondo i piani di Conrad, era un massiccio
             attacco contro l’esercito italiano. Conrad preparò dunque una vasta offensiva
             nella zona di Folgaria-Lavarone, che avrebbe dovuto aiutare a diminuire la pres-
             sione sul martoriato fronte dell’Isonzo e consentire la discesa delle truppe dalle
             montagne. L’idea di un attacco simultaneo sull’Isonzo dovette essere abbando-
             nata in quanto le forze tedesche erano impegnate a Verdun. L’attacco cruciale
             doveva essere inferto dall’11^ Corpo d’armata austro-ungarico di Viktor Dankl
             (1854-1941) – e dal 3ª Corpo d’armata di Hermann Kövess. L’offensiva fu ri-
             mandata diverse volte a causa delle cattive condizioni meteorologiche e final-
             mente iniziò il 15 maggio.
                Nonostante gli iniziali successi, la resistenza italiana crebbe, con il supporto
             di un numero congruo di riserve provenienti dal fronte dell’Isonzo. Lo sfonda-
             mento definitivo, tuttavia, non poté verificarsi in quanto, il 4 giugno 1916 iniziò
             una vasta offensiva (detta poi Offensiva Brussilov) contro le forze austro-unga-
             riche in Volinia, sul fronte nord- orientale. Per stabilizzare questo nuovo fronte,
             erano necessarie truppe di rinforzo, tratte dal fronte sud-orientale. Continuare
             l’offensiva nel Sud Tirolo era quindi escluso.
                Ma  i  combattimenti  sul  fronte  dell’Isonzo  continuarono  anche  nel  1916.
             Dall’11 al 16 marzo 1916 un’offensiva di portata limitata (la 5^ battaglia sull’I-
             sonzo) si svolse nei pressi di Monte San Michele e di San Martino, senza avere
             però alcun impatto sulle posizioni della linea del fronte. Il 6 agosto venne lancia-
             to un altro attacco, che si concluse con la presa di Gorizia, Monte San Michele
             e della piana di Doberdò da parte degli italiani, le cui truppe ed equipaggiamen-
             ti erano almeno due volte più consistenti di quelli di cui disponeva il nemico.
             Seguirono ulteriori offensive: dal 13 al 17 settembre si svolse la 7^ battaglia
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