Page 95 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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I SeSSIone - l’evoluzIone InternazIonale del ConflItto 95
L’appoggio offerto alla “grande rivolta araba” si colloca nella stessa prospet-
tiva, anche se nell’attenzione rivolta da Londra alle vicende della Penisola Ara-
bica gioca una parte importante la volontà di impedire il coinvolgimento delle
forze ottomane in operazioni su larga scala contro le posizioni britanniche sul
Canale di Suez e in Egitto. Da questo punto di vista non stupisce che la scala
degli aiuti destinati all’esercito sceriffale sperimenti un chiaro incremento nel
corso del 1917 e del 1918, in coincidenza con la formazione del gabinetto Lloyd
George e in parziale competizione con l’attivismo dimostrato dalla Francia nello
stesso scacchiere.
Il fallimento della strategia delle offensive coordinate spiega anche l’atteg-
giamento attendista assunto dagli alleati dopo la metà del 1916. Questo atteggia-
mento avrebbe trovato la sua formalizzazione definitiva nella seconda parte del
1917 quando, dopo il sanguinoso insuccesso dell’offensiva Nivelle, la scelta dal
nuovo comandante in capo francese, generale Pétain, sarebbe diventata quella di
temporeggiare, attendendo «i carri e gli americani» . Anche per questo, il Capo
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dello Stato Maggiore Imperiale, sir William Robertson (peraltro non tenero ri-
spetto a un eventuale coinvolgimento britannico in Italia), nei colloqui avuti con
Foch nell’estate 1917, avrebbe lasciato trasparire una cauta volontà di portare
l’asse dello sforzo sull’Isonzo . Come dimostrato in occasione della seconda
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parte dell’offensiva Brusilov, l’azione dell’Italia poteva avere, infatti, un impor-
tante valore diversivo, soprattutto in vista dell’imminente offensiva Kerenskij
(1-19 luglio 1917), che il Regio Esercito avrebbe potuto favorire trattenendo a
Occidente aliquote importanti dell’esercito austro-ungarico (sarebbero stati 210
battaglioni e 1.400 pezzi d’artiglieria nel corso della decima battaglia dell’Ison-
zo e 250 battaglioni e 2.200 pezzi d’artiglieria nel corso dell’undicesima). Il
cedimento del fronte russo davanti alla controffensiva della Südarmee austro-
tedesca e della 3^ e 7^ armata austro-ungariche e il suo ripiegamento sulla linea
A. Suttie, Rewriting the First World War. Lloyd George, Politics and Strategy 1914-1918,
Houndmills, Basingstoke - New York, 2005; e G.H. Cassar, Lloyd George at War, 1916-1918,
London - New York - Delhi, 2011; per una lettura “eterodossa” delle scelte strategiche del
Primo Ministro cfr. B. Millman, Pessimism and British War Policy, 1916-1918, London, 2001.
Sull’uso delle sue memorie come strumento storiografico cfr. le osservazioni di G.W. Egerton,
The Lloyd George War Memoirs: A Study in the Politics of Memory, “The Journal of Modern
History”, vol. 60 (1988), n. 1, pp. 55-94.
18 Cit. in A. Estienne-Mondet, Le général J.B.E. Estienne “père des chars”: des chenilles et des
ailes, Paris, 2010, p. 159; su Pétain cfr., per tutti, G. Pedroncini, Pétain. Le soldat et la gloire,
1856-1918, Paris, 1989. I carri leggeri Renault FT-17 si cui tante speranze Pétain riponeva
avrebbero avuto il loro battesimo del fuoco il 31 maggio 1918 nel settore della Forest de Retz,
fra Soissons e Villers-Cotterets, durante le operazioni precedenti la seconda battaglia della
Marna.
19 A questo proposito cfr. G.H. Cassar, The Forgotten Front. The British Campaign in Italy,
1917-1918, London - Rio Grande, OH, 1998, pp. 33 ss.

