Page 92 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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92 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
frontiera rumena. Originariamente parte di un’azione più ampia (concordata in
aprile alla conferenza di Mogilev dai vertici dei Fronti Nord, Ovest e Sud-Ovest
con lo zar e il Capo di Stato Maggiore generale, generale Alekseev), entro il 23
giugno, a fronte degli scarsi risultati conseguiti da Evert, l’offensiva avrebbe
fatto più di 204.000 prigionieri, con penetrazioni significative alle estremità nord
e sud del settore operativo, occupate rispettivamente dell’8^ (Kaledin) e della 9^
armata (Lechitsky). Consolidare il successo iniziale si sarebbe, tuttavia, dimo-
strato problematico, da una parte per l’usura delle forze (John Keegan stima in
un milione di uomini le perdite totali dell’esercito zarista nei tre mesi e mezzo
dell’offensiva ), dall’altro per lo stress che l’avanzata iniziale aveva imposto
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alla macchina logistica russa. L’incapacità di Evert di inchiodare sulle loro po-
sizioni le forze tedesche schierate nella sua parte del fronte, fra il Pripyat e il
Baltico, avrebbe inoltre permesso a queste di sfruttare ancora una volta la loro
superiorità logistica e di sostenere, a partire dalla fine di giugno, la resistenza di
quelle austro-ungariche, già indebolite dalla diserzione di aliquote significative
di truppe slave.
Una nuova importanza del fronte italiano?
La coincidenza temporale fra l’avvio dell’offensiva Brusilov e l’esaurirsi di
quella austro-ungarica sugli Altipiani (Frühjahrsoffensive, impropriamente Stra-
fexpedition: “spedizione punitiva” ) non è casuale. La situazione italiana svolge
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un ruolo nell’avvio anticipato delle operazioni sul fronte orientale, già previsto
per la fine di giugno. L’«agire di conserva» fra i vertici militari dei due Paesi è
esplicitamente sottolineato da Cadorna, ad esempio, in una lettera dell’8 giugno
nella quale in “Generalissimo” osserva tuttavia come, nonostante i successi rus-
si («hanno già preso 40.000 prigionieri, son persuaso che sfonderanno»), «[l]a
pressione su di noi non sarà alleviata perché gli Austriaci sono troppo impegnati
contro di noi per poter togliere forze» . Proprio la necessità di lanciare l’offen-
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11 J. Keegan, The First World War, Toronto, 2000, p. 306.
12 Sulla Strafexpedition cfr., in sintesi, M. Isnenghi - G. Rochat, La Grande Guerra 1914-1918,
terza ed., Bologna, 2008 (prima ed., Firenze, 2000), pp. 183 e ss.; più nel dettaglio cfr. L.
Malatesta, Altipiani di fuoco. La Strafexpedition austriaca del maggio-giungo 1916, Treviso,
2009; cfr. anche i contributi in 1916, la Strafexpedition. Gli altipiani vicentini nella tragedia
della grande guerra, Udine, 2003, e il resoconto di G. Baj-Macario, La Strafexpedition, Mi-
lano, 1934; recentemente cfr. P. Pozzato, L’offensiva austriaca del 1916. Strafexpedition e la
contromossa italiana, Udine, 2016.
13 L. Cadorna, Lettere famigliari. A cura di Raffaele Cadorna, Milano, 1967, p. 153. In questa
come in altre lettere emerge, peraltro, come l’«agire di conserva» si concretizzi già alla fine
della prima decade di giugno, quando la battaglia degli Altipiani era ancora in corso, in uno
sforzo italiano per inchiodare sul terreno il maggior numero possibile di forze austro-ungari-
che «facilitando così l’offensiva dei Russi, che è più decisiva della nostra per le sorti generali
della Coalizione» (ivi, p. 154).

