Page 291 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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III SeSSIone - La condotta deLLa guerra: daLLa tradIzIone aLL’InnovazIone  291




































             austriaci ad un’esistenza da talpe ed esponendo entrambi (soprattutto però gli
             italiani) all’insidia dei colpi di mano condotti a mezzo di interminabili tunnel,
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             rimandò di mese in mese la ripresa della lotta in grande stile nel settore . Questo
             inevitabile prolungarsi della stasi invernale fece svanire qualsiasi possibilità per
             gli attaccanti di sfruttare una sorpresa, resa già precaria dalla precisa consape-
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             volezza austro-ungarica delle intenzioni italiane . I difensori potevano disporre
             infatti di una sola linea di resistenza, su cui avevano già lavorato ininterrotta-
             mente per mesi e su cui avrebbero continuato a profondere i loro sforzi pressoché
             fino all’ultimo istante, ma che non erano certi sarebbe stata in grado di resistere
             ad una preparazione di artiglieria quale gli italiani avevano messo in atto nelle
             battaglie isontine della seconda metà del 1916. I comandi italiani, da parte loro,


             9  Paolo Pozzato, Paolo Volpato, Ruggero Dal Molin, Nemici sull’Ortigara. La verità sulla bat-
                taglia a novant’anni dalla sua conclusione, Itinera progetti, Bassano 2007, p. 198, anche per i
                riferimenti bibliografici e documentari di parte austriaca.
             10  Si veda Sedlař, la verità austriaca, cit., pp. 17 ss. Non va dimenticato che, pur concordi
                sull’imminenza dell’attacco italiano, il comando dell’11ª Armata e quello del Gruppo d’eser-
                cito del Tirolo differivano sulla sua valutazione. Per il primo si trattava dell’ennesima azione
                diversiva di Cadorna tesa a sviare l’attenzione dal fronte dell’Isonzo, dove si sarebbe esercita-
                to invece lo sforzo principale. Per il secondo, guidato dal Gen. Conrad, si trattava niente meno
                che della ripresa del piano del 1915 che prevedeva la minaccia diretta di Trento. Sbagliavano
                entrambi: quello d’Armata per difetto, quello di Bolzano per eccesso.
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