Page 413 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             solamente sino al mese di aprile, non sarebbe riuscita di alcuna utilità per la no-
             stra fronte”. I francesi insorsero: già Briand, presidente del Consiglio e ministro
             degli Esteri, nonché capo della delegazione francese, aveva obiettato a Lloyd
             George che la preparazione dell’offensiva di primavera sul fronte francese era
             già avanzata, un’offensiva sulla quale “il gen. Nivelle dava piena garanzia circa
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             il raggiungimento di risultati decisivi” ; quindi si poteva esaminare qualsiasi pro-
             getto, ma a patto di non comprometterla. L’intervento di Cadorna parve invece
             condurre proprio a questo, ciò che suscitò l’opposizione dei francesi che da “vi-
             vace” divenne “irriducibile”, facendo arenare il progetto del premier britannico.
             Né l’eventuale offerta di due divisioni italiane per l’esercito di Sarrail valse a
             smuoverli dalla loro intransigente posizione negativa. Così, quanto al fronte ita-
             liano, la deliberazione n. 7, assunta a fine mattinata del 6 gennaio, recitava: “La
             Conferenza, persuasa dell’opportunità offerta dal fronte italiano per un’offensiva
             combinata dei tre alleati occidentali, si è trovata d’accordo che l’appoggio da
             dare da parte degli alleati occidentali all’esercito italiano sul Carso deve essere
             esaminato (envisagé) dalle autorità militari alleate dei diversi Governi, per la
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             decisione dei tre Governi interessati” .
                Cadorna redasse una nota che trasmise a Sonnino il 17 febbraio, nella quale
             ripeteva che dal fronte dell’Isonzo si sarebbe potuto penetrare nel territorio ne-
             mico e progettava di piegare Vienna attaccando dal Vipacco in direzione dell’ar-
             teria Gorizia-Aidussina-Prevacco-Lubiana. Il concorso alleato era indispensabi-
             le, in artiglierie ed eventualmente in un certo numero di divisioni: almeno 300
             pezzi di grosso e medio calibro e otto divisioni. Ribadiva in conclusione che
             nessun tratto di fronte in Occidente era così sensibile come quello dell’Isonzo,
             un’azione energica dal quale avrebbe distolto l’avversario da altri propositi of-
             fensivi e reso più efficace l’azione alleata sul fronte francese, da impiegare “a
             scopo offensivo”. Scrivendo in seguito, Cadorna ebbe modo di congratularsi con
             se stesso perché gli avvenimenti posteriori avevano dimostrato la fondatezza
             delle sue considerazioni, ed è possibile che almeno in parte non avesse torto. Ma
             è certo che per condurre un attacco decisivo le sue richieste – 8 divisioni e 3-400
             cannoni – appaiono molto modeste ove si ponga mente che dopo Caporetto, in
             novembre, giunsero in Italia 11 divisioni e 1.349 cannoni anglo-francesi senza
             la minima idea di impegnarsi in azioni offensive. La nota venne consegnata per-
             sonalmente dall’ambasciatore Imperiali a Lloyd George il 22. Il Primo ministro
             britannico fu molto gentile, ma già da una settimana si era impegnato con il

             8  Verbale della Conferenza, cit.
             9  Sonnino a Imperiali, 15 gennaio (probabilmente c’è un errore di data perché la trasmissione
                della nota da Cadorna a Sonnino è del 17): il 1° febbraio Cadorna sollecitò una risposta dal
                ministro degli Esteri, adducendo la necessità di avviare lavori necessari per accogliere le ar-
                tiglierie alleate, lavori che sarebbero stati incominciati solo se si era sicuri di avere i cannoni,
                DDI, serie 5, vol. VII, cit., doc. 97, 113, 195; Ministero della Guerra, ecc., cit., pp. 139-43, 317.
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