Page 88 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             dovuto essere disarmato. I tedeschi avrebbero dovuto mantenere posizionamenti
             nelle Fiandre e in Lussemburgo.
                Il programma, di cui è facile intuire le influenze sui successivi programmi
             espansionistici della Germania nazista, andava molto oltre le effettive capacità
             militari della Germania e appariva come irrealizzabile, il che appare in una certa
             misura paradossale in quanto si trattava di un prodotto del comando militare. Lo
             stesso Guglielmo II disse apertamente che nel programma di Kreuznach vi era
             una parte “realizzabile” e una parte “desiderabile”. Ciononostante l’OHL rimase
             su questa linea, andando anche oltre sul piano delle rivendicazioni: in agosto, in
             occasione della terza conferenza di Kreuznach, si convenne nell’inserire anche
             l’Ucraina tra i satelliti tedeschi, in virtù della sua ricchezza di risorse agricole.
             Nella crescente polarizzazione tra vertice militare e vertice civile fu quest’ultimo
             a uscirne sconfitto: il 14 luglio Bethmann Hollweg fu costretto alle dimissioni.
             Gli successe Georg Michaelis, che come mostra la documentazione archivistica
             e come unanimemente sottolineato dalla storiografia, era una figura dotata di
             autonomia molto minore e legata a doppio filo a Hindenburg e Ludendorff.
                La seconda metà del 1917 fu un momento gravido di sviluppi per i negoziati
             su una possibile pace. I maggiori sviluppi derivarono prima dalla nota di pace
             di Benedetto XV, già citata in apertura di questo saggio, seguita dall’uscita della
             guerra dei russi. Non è questa la sede per entrare nel merito di questi due grandi
             eventi, che sono già ampiamente analizzati nella letteratura. È però possibile
             cercare di comprendere in che modo questi sviluppi hanno inciso sui rapporti tra
             Austria-Ungheria e Germania.
                Per gli austriaci,  la nota di pace di Benedetto  XV (sulla cui decisione  di
             pronunciarsi aveva pesato no non poco proprio la paura di una disgregazione
             dell’Austria-Ungheria) rappresentò un grande incentivo per accrescere l’impe-
             gno per la conclusione di una pace. In questa chiave si inseriscono i colloqui tra
             il conte Revertera, vicino alla famiglia imperiale, e il maggiore Armand dei ser-
             vizi segreti francesi . In quel particolare momento anche i tedeschi avviarono dei
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             canali di dialogo con i francesi, concretizzatisi in una serie di colloqui concessi
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             da Briand al barone tedesco Lanken (scontrandosi in questo con Clemenceau) .
                In realtà, quelli portati avanti dai tedeschi non potevano essere definiti come
             dei veri e propri tentativi di pace, quanto piuttosto come degli abboccamenti.
             Sono due le ragioni che ci spingono a sminuire l’iniziativa tedesca rispetto a
             quella austriaca: in primo luogo i tedeschi miravano a sondare, attraverso queste
             iniziative, l’esistenza di una divisione tra francesi e inglesi. In effetti, l’atteggia-
             mento di Londra e Parigi nei confronti della Germania era profondamente diver-


             9  Nathalie Renoton-Beine, La colombe et les tranchées: Benoît XV et les tentatives de paix pen-
                dant la Grande Guerre, éditions du CERF, Paris, 2004, p. 232 e ss.
             10  Grande guerra e idea d’Europa, Franco Angeli, Milano, 2017, p. 170.
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