Page 83 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             per evitare che la Russia uscisse dall’alleanza con la Germania e finisse per di-
             ventarle ostile. Questo problema, postosi all’indomani del congresso di Berlino
             del 1878, si sarebbe puntualmente riproposto all’inizio del secolo successivo:
             in quel frangente, la sempre più risoluta volontà degli austro-ungarici di contra-
             stare il nazionalismo serbo e di dare un assetto agli slavi li portò ad adottare un
             atteggiamento “securizzante” che portò, tra l’altro, alla decisione di occupare la
             Bosnia-Erzegovina nel 1908. I Balcani, che per Bismarck “non valgono le ossa
             di un solo Granatiere di Pomerania”, sono per gli austriaci la principale fonte di
             preoccupazione ma anche la regione dove, secondo i sostenitori della soluzione
             trialista, l’Austria-Ungheria avrebbe trovato la linfa necessaria per rigenerarsi e
             per affrontare le sfide del nuovo secolo.
                Un altro ambito problematico del rapporto austro-tedesco era dato dai rappor-
             ti con l’Italia: mentre per i tedeschi l’Italia rappresentava, nonostante le sue mol-
             te debolezze, un interlocutore utile, per gli austriaci l’Italia rappresentava una
             “questione” che si era aperta nel 1859 e che andava chiusa alla prima occasione
             utile. Questo spiega, in primo luogo, la divergenza tra le politiche portate avanti
             da Germania e Austria-Ungheria tra i primi del Novecento e la fine del 1914. In
             secondo luogo, ci introduce alla questione della disomogeneità degli obiettivi
             della Germania e dell’Austria-Ungheria nella grande guerra.
                Come noto, il comportamento dell’Austria-Ungheria ebbe un ruolo determi-
             nante nell’escalation che portò alla trasformazione della crisi ingeneratasi con
             l’assassinio di Francesco Ferdinando in un conflitto di più vaste proporzioni. Al
             di là dalla linea tenuta dalle due potenze nel 1914, si vede come Austria-Unghe-
             ria e Germania fossero mosse da aspirazioni e obiettivi diversi. La storiografia
             più tradizionale ha presentato la Germania come una potenza sostanzialmente
             conservatrice e priva di ambizioni espansive, che avrebbe deciso di investire il
             tutto per tutto nella seconda fase della guerra, quando la totalizzazione del con-
             flitto rendeva impossibile ogni passo indietro. Al contrario, l’Austria-Ungheria
             era una potenza a rischio implosione, il che la obbligava a un comportamento
             iniziale aggressivo, al quale però sarebbe subentrato un atteggiamento più con-
             servatore nella seconda fase della guerra: sempre più minacciata dalla disgrega-
             zione, la duplice monarchia avrebbe tardivamente cercato delle vie di uscita dal
             conflitto. Secondo un’interpretazione opposta, quella che fu per la prima volta
             avanzata da Fritz Fischer e dalla scuola di Bielefeld, la Germania avrebbe incar-
             nato uno spirito imperialista e militarista che avrebbe trovato, nella prima guerra
             mondiale, il suo sbocco naturale. All’interno di questo quadro interpretativo, l’o-
             stinazione mostrata dall’Austria-Ungheria nella crisi di luglio si colorava di tratti
             ideologici, rovesciando l’interpretazione classica del pragmatismo della duplice
             monarchia.
                I nodi che caratterizzano e complicano il rapporto austro-tedesco vengono
             al pettine nel 1917: come noto, quello è l’anno dell’iniziativa austriaca per una
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