Page 193 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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del 1919, quando, secondo la strategia del generale Foch, la superiorità materiale
dell’Intesa sarebbe stata schiacciante.
Intanto però Foch cominciò a tempestare Diaz, e il governo italiano, di ri-
chieste di offensiva. L’estate, diceva, rende facile traversare il fiume, gli austriaci
sono ancora provati dalla sconfitta, un colpo risolutivo può far crollare il loro
fronte. Al generale francese interessava soprattutto che forze austriache non rag-
giungessero la Francia, ed anzi desiderava che, come nel 1917, nuovamente i
tedeschi accorressero in Italia in aiuto all’alleato.
Diaz rifiutò. Non riteneva l’esercito pronto, né per la quantità di munizioni né
per l’efficienza dei reparti . Le perdite erano state notevoli e la riserva umana del
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Paese era al limite, rimanevano solo i diciottenni della classe 1.900, dopo di loro
c’erano i ragazzi delle scuole. Una offensiva fallita avrebbe avuto ripercussioni
imprevedibili. Le informazioni poi davano il nemico in progressivo indeboli-
mento, perché affrontarlo ora?
Entrambe le analisi erano esatte. Diaz però ritenne di non rischiare: una vit-
toria avrebbe forse riportato il fronte dove era prima di Caporetto, ma questo
sarebbe stato un risultato tale da giustificare un rischio enorme come un insuc-
cesso che avrebbe avuto come prezzo la paralisi operativa del Regio Esercito per
chissà quanto tempo?
Trascorse così l’intera estate, e a settembre il fronte francese iniziò a scric-
chiolare. Diaz, e qui fu forse il suo errore, si mantenne ancorato, come Bado-
glio alla propria decisione iniziale: nessuna offensiva fino a quando i prepara-
tivi non fossero completi. L’avrebbe cambiata, disse a Foch, solo in cambio di
almeno dieci divisioni americane, carri armati e nuovo munizionamento a gas,
o almeno al ritorno di 100.000 operai italiani militarizzati in Francia. Stavolta
fu Foch a rifiutare e fra i due scese il gelo. Né Diaz cambiò opinione quando lo
stesso Presidente del Consiglio Orlando giunse al suo comando per sollecitare
un attacco. Fra i due ci fu un duro scontro e, pare, persino una velata minaccia
di sostituzione .
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Solo ad ottobre, quando ormai i tedeschi in Francia erano sulla difensiva, il
fronte balcanico era in movimento e l’Austria era scossa dai tumulti, il Generale
decise di attaccare. Era però tornata la stagione delle piogge, e il fiume ora era
ritornato imprevedibile e minaccioso .
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Fissata ai primi di ottobre l’offensiva fu procrastinata al 12 e poi, di fronte al
permanere del maltempo, lanciata ugualmente la notte del 23, quando ormai il
rischio di una pace generale che trovasse gli italiani ancora fermi sul Piave era
altissimo. Diaz compì a questo punto un altro passo che gli procurò nuovi nemi-
7 CaRaCCIoLo MaRIo, L’Italia e i suoi alleati nella Grande Guerra, cit., p. 276.
8 CaRaCCIoLo MaRIo, L’Italia e i suoi alleati nella Grande Guerra, cit., pp. 235-247.
9 Ivi, p. 276.

