Page 189 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             che l’umanità della sua gestione fu rimessa in discussione, analizzando il dato,
             per altro indiscutibile, che le fucilazioni nel Regio Esercito del 1918 non erano
             affatto scomparse.
                Pesarono indubbiamente in questo nuovo giudizio, sia la sua adesione al pri-
             mo governo fascista, sia una società in generale più critica verso gli avvenimenti
             militari delle generazioni precedenti.
                Anche gli studiosi militari tuttavia espressero giudizi nel complesso più se-
             veri, imputandogli di avere aspettato troppo prima di lanciare la controffensiva
             sul Piave, provocando così un ritardo che sarebbe costato caro al paese al tavolo
             della pace.
                A cento anni di distanza un breve esame di questi ultimi fatti potrà consentire
             di trarre delle conclusioni sul loro protagonista, e cercare di modulare un giu-
             dizio almeno sul capo militare se non sull’uomo. Si partirà, come già detto, dal
             fiume Piave.

             Capo di Stato Maggiore
                Dietro il Piave Cadorna aveva visto ripiegare il 1° novembre 1917 gli ultimi
             reparti del suo esercito. Osservando gli uomini esausti e fradici di pioggia che si
             accalcavano sul ponte mentre i genieri già piazzavano le cariche, il generalissi-
             mo osservò: “Non va tutto male. Sanno ancora salutare”. Era una valutazione più
             acuta di quanto potesse sembrare. Fino a pochi giorni prima le voci più diverse
             correvano fra i soldati: che a Roma fosse scoppiata la rivoluzione, che Cador-
             na si fosse suicidato, che il re avesse abdicato affidando l’Italia al Papa. Ora
             la disciplina, passato il panico, stava tornando, e il fiume, gonfiato dalle piog-
             ge, sbarrava la strada al nemico almeno per un po’. Al riparo di quella barriera
             d’acqua che le piogge rendevano ogni giorno più imponente, l’Esercito avrebbe
             potuto riordinarsi. Cadorna del resto aveva predisposto da tempo alcune misure
             dettagliate per una eventuale resistenza sul Piave.Misure che ora tornavano utili
             in momento in cui la confusione era al culmine e non si sapeva cosa sarebbe
             accaduto il giorno dopo.
                 La radunata al Piave, del resto, compariva nei piani italiani fin da dopo l’U-
             nità come l’evento iniziale di ogni guerra con l’Austria. Solo successivamente,
             nel 1908, si era portata la linea di radunata e di prima resistenza al Tagliamento,
             ma tutti gli ufficiali dello Stato Maggiore si erano formati alla Scuola di Guerra
             studiando la regione del Piave, le sue sponde, le sue strade, la portata dei termi-
             nali ferroviari.
                Tale esperienza era stata del tutto inutile in una guerra offensiva sulle Alpi,
             la cui pianificazione era stata praticamente improvvisata da Cadorna nei mesi
             precedenti l’entrata in guerra, ma dopo Caporetto essa fu la sola cosa che separò
             l’esercito dal crollo definitivo.
                Non sarebbe stato Cadorna tuttavia a trarne beneficio. Condotto l’esercito
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