Page 192 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             mente Diaz in tutte le decisioni importanti lasciandogli un ruolo di immagine.
                Al contrario, da un esame delle carte del Comando Supremo è indiscutibile
             che Badoglio abbia sempre operato nei limiti, pur ampi, che il suo superiore gli
             dava. Diaz delegava moltissimo ai propri collaboratori, ne valutava l’operato, si
             riservava l’ultima parola senza entrare nella elaborazione dei piani, nel dettaglio
             dei problemi, nella quotidianità dei reparti, cosa che non gli sarebbe stata del
             resto possibile, come da ultimo non lo fu a Cadorna.
                Fu sempre Diaz però a vagliare i provvedimenti più importanti la cui portata
             esulava il lato puramente tattico, a discuterli con il Ministro della Guerra, il Mi-
             nistro alla Produzione Bellica e il Presidente del Consiglio dei Ministri, cosa che
             Cadorna si rifiutava invece di fare, prendendo però poi lui e solo lui la decisione
             finale.
                Il tempo delle decisioni venne presto. Fra novembre e dicembre gli austro-
             tedeschi  sferrarono  la  prima  offensiva.  Gli  alleati,  ancora  poco  fidandosi,  si
             schierarono dietro la linea del Piave, sull’allineamento Vicenza-Milano-Torino .
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             Anche la flotta britannica a Taranto prendeva un atteggiamento sospetto, bloc-
             cando l’uscita del porto.
                Diaz ebbe il buon senso di accettare uno stato di cose discutibile. Non poteva
             imporre agli anglo-francesi di prendere ordini, né la presenza di unità semi-in-
             dipendenti in linea avrebbe giovato alla compattezza del fronte, la cui resistenza
             sarebbe stata quindi sola responsabilità, e  quindi solo merito, del Regio Esercito.
             Lo stesso comandante in capo alleato, il generale francese Foch, gli disse: “Alla
             fine mi ringrazierete”.
                L’offensiva fu alla fine respinta dopo violentissimi combattimenti dal Grappa
             al mare, col solo concorso di un reggimento francese sul Monte Tomba. Il Piave
             fu ancora un valido aiuto ma il fattore decisivo fu dato dalla determinazione de-
             gli uomini, un fattore sul quale il Generale contò fin dall’inizio e sul quale non
             si ingannò mai.

             L’estate delle grandi scelte e delle grandi attese
                Successivamente iniziò la fase della ricostruzione e dell’attesa. L’Italia dove-
             va ricostituire armamenti ed equipaggiamenti in vista delle prossime battaglie.
             In marzo la resa della Russia a Brest-Litovsk e la violenta serie di offensive tede-
             sche in Francia lasciavano chiaramente intendere che anche l’Austria si sarebbe
             preparata ad un ultimo tentativo, buttandoci tutte le forze.
                L’urto venne, nel giugno 1918, e fu ancora una volta respinto, stavolta con un
             concorso maggiore degli Alleati. In Francia intanto, giunte le divisioni america-
             ne, si cominciava a preparare la controffensiva. Periodo previsto: la primavera


             6   CaRaCCIoLo MaRIo, L’Italia e i suoi alleati nella Grande Guerra, Milano, Mondadori,
                 1932, p. 178.
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