Page 190 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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190 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
nella difficile ritirata, il suo ciclo si era esaurito. Gli Alleati, dal cui soccorso
dipendeva la tenuta del fronte, e quindi del Paese, non accettavano l’idea di sot-
tomettere a lui le truppe che avrebbero mandato in Italia . Il generalissimo era
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noto infatti per prendere ordini solo dal re, che non glie ne dava, e per rifiutare
qualsiasi altra interferenza. Nel novembre 1917 l’Italia non era in condizione
di porre condizioni agli aiuti anglo-francesi e Cadorna dovette quindi essere
allontanato. Su questo punto del resto anche il governo di Roma e il re erano
ormai decisi da molto tempo. Tutti concordi nel sostituire Cadorna dunque. Ma
per sostituirlo con chi?
I nomi erano molti. Il duca d’Aosta fu scartato dal re, per ragioni ovvie di op-
portunità dinastica, il generale Giardino aveva troppi nemici politici, il generale
Caneva era troppo vecchio, il generale Caviglia troppo autoritario, il generale
di Robilant sembrava il candidato migliore, ma fu superato dalla proposta di
costituire un triunvirato fra i generali Giardino, Vanzo e Diaz, comandante di un
corpo d’armata sotto il Duca d’Aosta e del quale si diceva che fosse un grande
moderatore.
La proposta venne fortunatamente bocciata dal re, e si dovette decidere fra
uno dei tre. La spuntò Diaz, “il cui nome”, dirà un ufficiale, “non era inviso
ma ignoto”, al cui fianco, però, sarebbe stato Giardino come Sottocapo di Stato
Maggiore.
Diaz era in realtà un ufficiale con una vasta esperienza e una rete di solide
relazioni, e la sua carriera spiega meglio di tutto perché scelta ricadde su di lui.
Napoletano, orfano di padre giovanissimo, Diaz compì da ragazzo studi
scientifici prima di diventare allievo dell’Accademia di Torino, dove ebbe come
collega il futuro esploratore Vittorio Bottego, e dove si era classificò con buoni
voti agli esami finali .
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Proveniente dall’artiglieria era poi passato in fanteria come tutti gli ufficiali
di Stato Maggiore arrivati al grado di tenente colonnello, secondo la consue-
tudine che i futuri generali dovessero avere tutti una approfondita conoscenza
dell’”arma base”.
Ferito in Libia il futuro maresciallo d’Italia aveva poi svolto numerosi incari-
chi al Ministero e allo Stato Maggiore dove aveva lavorato in una commissione
per la riforma dell’organica dei reparti e poi come Capo Ufficio sia del generale
Pollio che del generale Cadorna, ricevendo da entrambi, notoriamente in disac-
cordo su tutto, elevatissimi giudizi .
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Scoppiata la guerra, presso il Comando Supremo Diaz era stato Capo del
2 MELoGRaNI pIERo, Storia politica della Grande Guerra. 1915-1918, Milano, Mondadori,
1998, p. 417.
3 BaLDINI aLBERTo, armando Diaz, Firenze, Barbera, 1929, p. 6.
4 Libretto personale di armando Diaz.

