Page 199 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             e dell’assistenza (ancora antonio Sema, Emilio Franzina, andrea Fava) , scarsi
             quelli sulla vigilanza (aspetto su cui si preferì tacere, anche perché spesso si
             trattò di controspionaggio verso i soldati e di controllo verso gli ufficiali: l’unica
             testimonianza che abbiamo rintracciato è di prezzolini in un “Quaderno della
             Voce”, ripresa nei volumi generali della Grande Guerra di piero Melograni e più
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             recentemente di Mario Isnenghi e Giorgio Rochat) .
             1. Il morale nell’esercito di Cadorna. Don Minozzi e Capello.
                Durante la gestione di Luigi Cadorna il comando supremo aveva limitato
             il suo intervento a favore delle condizioni fisiche e morali dei soldati a poche
             circolari esortative. Si era scelto un regime disciplinare non solo fortemente re-
             pressivo, che forse era inevitabile in un esercito giovane con alle spalle un paese
             diviso sull’opportunità della guerra, ma anche intimidatorio. Come ha mostrato
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             Giuliana procacci , la pena comminata dal tribunale militare non era rivolta solo
             a punire il colpevole, ma doveva pure fungere da deterrente nei confronti degli
             altri soldati, quindi era necessario fosse sproporzionata al reato; da quando poi
             furono autorizzate le decimazioni, la pena (capitale) non colpiva chi fosse stato
             giudicato colpevole, ma in modo casuale.
                Nel luglio 1917, in seguito alla rivolta della brigata “Catanzaro”, il generalis-
             simo emanò una circolare in cui esortava gli ufficiali a far comprendere ai soldati
             «che vi è in alto chi si preoccupa per lui, che egli non è abbandonato a tutte le
             correnti, che egli è un uomo trattato con comprensione umana», ed a ricorrere
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             più frequentemente alle licenze, ai riposi e al «sano divertimento ». Questo do-

                 La dissoluzione dell’austria-Ungheria, Il Saggiatore, Milano 1966, pp 505.
             8   a. FaVa, assistenza e propaganda nel regime di guerra (1915-1918), in “Storia e politica”
                 anno XX (1981), voll. III-IV, pp 513-548 e 700-718, anche in operai e contadini nella grande
                 guerra, a cura di Mario Isnenghi, Cappelli, Bologna 1982, pp 174-213. e. FranZina, Casini
                 di guerra. Il tempo libero dalla trincea e i postriboli militari nel primo conflitto mondiale,
                 Gaspari, Udine 1999, pp 230 e ideM, Il tempo libero dalla guerra. Case del soldato e postriboli
                 militari, in La grande guerra. Esperienza, memoria e immagini, a cura di Diego Leoni e Ca-
                 millo zadra, Mulino, Bologna 1986, pp 161-230; a. seMa, Soldati e prostitute: il caso della
                 terza armata, Rossato, Valdagno 2000, pp 93.
             9   g. PreZZolini, Vittorio Veneto, cit. Da notare che prezzolini riprese quasi identico il capitolo
                 intitolato propaganda nell’esercito per un altro  volume: Tutta la guerra, cit., ma qui tagliò
                 tutta la parte riguardante la vigilanza. Tra la Storia politica della grande guerra. 1915-1918
                 di Piero Melorgani (Mondadori, Milano 1998, pp 530; già Laterza, Bari 1969) e La Grande
                 Guerra 1914-1918, di Mario isnengHi e giorgio rocHat (La Nuova Italia, Milano 2000, pp
                 562) si segnala di antonio giBelli, La Grande Guerra degli italiani. 1915-1918, Sansoni,
                 Milano 1998, pp 398. Tutti questi volumi riservano uno spazio al servizio p.
             10  g. Procacci, Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra. Con una raccolta di lettere
                 inedite, Editori Riuniti, Roma 1993.
             11  Cit. da N. della VolPe, Esercito e propaganda nella grande guerra, cit., pp 28-29.
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