Page 36 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alessia a. glielmi



                                              I tedeschi si arresero, molti furono presi prigionieri. Sicuramente è stata una delle
                                                                                           91
                                              prime vittorie della resistenza sui nazisti in Italia .
                                              La stessa sera del 12 settembre una quindicina di giovani si recarono a Colle San
                                              Marco, dopo una veloce riunione a Porta Maggiore a casa di un antifascista. Co-
                                              minciarono a organizzarsi tra loro. C’erano molti avieri delle Casermette. Erano
                                              militari e ragazzi che dovevano partire per il servizio di leva. Gli ascolani li aiutarono
                                              rifornendoli di viveri, coperte, tende eccetera. Nel frattempo, dalla caserma, erano
                                              andati via tutti e i locali vennero saccheggiati.
                                              Nei giorni seguenti Radio Bari  non fece altro che martellare annunciando agli alleati
                                                                         92
                                              americani e inglesi che stavano scappando dai vari campi di concentramento della
                                              zona che se avevano intenzione di proseguire la marcia verso sud gli alleati potevano
                                              fermarsi a Colle San Marco dove avrebbero trovato un punto di ristoro.
       32                                     Il presidio partigiano di Colle San Marco era stato riconosciuto come ufficiale, go-

                                              deva di tanta pubblicità; probabilmente, sono arrivati a essere a settembre più di
                                              1000 persone.
                                              Il 2 ottobre erano rimasti in pochi: 100/110 persone. Erano organizzati abbastanza
                                              bene. Avevano stabilito il comando a Colle San Marco e avevano dislocato verso la
                                              montagna diverse postazioni con mitragliatrici bombe a mano. Nel gruppo c’era un
                                              militare del genio che riuscì a collegare telefonicamente quasi tutte le postazioni a
                                              esclusione di quella più in alto perché il filo non bastò.

                                              Il 2 ottobre, era una notte di nebbia e di temporale pauroso. A San Giacomo, una
                                              vecchia casa doganale – che sorgeva sul confine che divideva il Regno delle due Sicilie
                                              dallo Stato Pontificio – fu utilizzata dai partigiani come ricovero. Durante la notte
                                              le sentinelle che erano di guardia fuori, considerato il tempaccio, furono richiamate
                                              all’interno. Allora successe l’irreparabile. I nazisti accompagnati dai fascisti sfruttan-
                                              do proprio quel tempo fecero irruzione nel casolare. Li trovarono tutti a dormire, li
                                              presero e li portarono a Castel Trosino. I tedeschi rimasti cominciarono a scendere
                                              dalla montagna, nessuno se l’aspettava. I primi partigiani risposero al fuoco, ma
                                              capirono che erano stati accerchiati ed erano vittime di un’imboscata. Ci furono
                                              diversi morti, diversi in questo conflitto a fuoco in tutte le diverse postazioni. Mio
                                              padre che si trovava a San Marco al comando con i suoi cominciò a risalire verso
                                              questi spari. Arrivati nel punto proprio più scoperto della montagna fu fermato. I
                                              tedeschi chiesero ai partigiani di depositare le armi e di arrendersi. Lo dicevano
                                              parlando con dei megafoni in italiano. Fu così che vennero accerchiati. Mio padre
                                              disse ai suoi di sparare, lo fecero, ma qualcuno cominciò, dopo del tempo, ad alzare
                                              le mani e si arresero.
                                              Tenente Perini, tenente Perini si udiva dal megafono. Mio padre, invece, di andare
                                              incontro ai compagni con le mani alzate si buttò indietro, un tedesco lo vide e gli



                                              91  Sulla base di quanto riportato nelle cronache dell’epoca e nelle ricostruzioni storiche, come
                                              pure da ciò che si evince dalle parole di Pietro Perini, restò l’amarezza delle decisioni prese dalle
                                              istituzioni civili e militari che, il giorno successivo, in seguito a trattative molto accomodanti,
                                              accordarono funerali congiunti dei caduti di ambo le parti, con gli onori delle armi. Di lì a poco
                                              i tedeschi furono riarmati e liberati. Dopo un mese, tornarono nuovamente, con intenti e mezzi
                                              distruttivi. Questa volta, con un feroce attacco a tenaglia condotto dalla Divisione Hermann
                                              Göring, fecero strage di oltre una trentina di giovani partigiani che dal 13 settembre si erano
                                              radunati sul Colle San Marco sotto la guida proprio di Spartaco Perini. Di questo episodio si
                                              dirà a breve. R. Forlini, op. cit.
                                              92  Non è stato possibile rintracciare gli annunci. I documenti sonori originali esistenti presso l’I-
                                              stituto Centrale per i beni sonori ed audiovisivi relativi alla trasmissione Italia combatte risalgono
                                              a un periodo successivo 1944-1945. Si ringrazia per la cortese collaborazione Pietro Cavallaro,
                                              referente dell’Ufficio trattamento delle collezioni - Istituto Centrale per i beni sonori ed audiovisivi.
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