Page 32 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alessia a. glielmi
passato nel periodo dell’internamento e della amorevole “custodia” in casa della
famiglia Brugnoni. Pensi che un regista di Londra ha intenzione di farne un film».
«Tornando all’ingaggio che gli fece Elio Tremaroli, i due partirono alla volta di
Termoli via terra, ma, giunti colà, il comando inglese comunicò loro che per poter
collaborare e portare avanti le rescue missions bisognava procurarsi un peschereccio.
Tornarono, quindi, a San Benedetto e presero il “Saturnia” un grosso peschereccio
che apparteneva alla famiglia Mascaretti, armatori, parenti di Elio Tremaroli. Da
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quel momento in poi prese il via una serie di operazioni definite “La linea del mare”
che permisero il salvataggio via mare di numerosi prigionieri alleati, evasi dai campi
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di concentramento di Servigliano e Monte Urano in fuga verso il Sud» .
Annelise riprende la relazione che il padre scrisse, a guerra finita, per il 3 agosto 1944 a Italo
28 Postiglione capo della banda di patrioti cui afferiva.
«Nel novembre 1943 si trovava presso il fiume Tronto insieme a Tremaroli e da lì cercò di
raggiungere la montagna dell’Ascensione, nella speranza di trovarvi le bande di San Bene-
detto. E così fu. Trovò la banda agli ordini dell’aspirante guardiamarina Augusto Capriotti
dal quale, nuovamente, apprese che era attivamente ricercato dai fascisti e dai tedeschi
per la faccenda della fuga dei pescherecci. Decise, pertanto, di rimanere alla macchia.
Dopo qualche giorno, stanco di fare la vita del “troglodita” , come diceva lui, prese
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l’iniziativa di andare verso Sud. Il 6 dicembre si staccò dalla banda e attraversò i
campi, in un lungo cammino notturno. Giunse il 12 alla foce del fiume Tronto e il
14 incontrò di nuovo il tenente dalla Chiesa .
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Il 22 dicembre 1943 ripartì con il moto peschereccio “I tre fratelli” messo a dispo-
sizione da Elio Tremaroli per riparare al Sud, ma fu colto dal fuoco tedesco. Il 23
era a Termoli e ripartiva alla volta di Manfredonia con il motopesca “San Nicola”.
Arrivò a Manfredonia il 24 dicembre e il 25 partì per Molfetta a bordo dell’imbarca-
zione “Maris Stella”. A gennaio si presentò, prima al Comando Marina di Bari, poi,
dopo un periodo di malattia dovuto a una pesante polmonite, si presentò a Taranto,
per la riassunzione in servizio, al Ministero della Marina presso il quale risulta essere il
24 febbraio 1944. Verrà riconosciuto partigiano combattente dalla Commissione per
74 L’espressione proviene da uno scritto posseduto da Annelise Nebbia, in cui è riportata la tra-
scrizione di una intervista a Elio Tremaroli effettuata da un’insegnate dell’Istituto tecnico statale
di Fermo nel 2002.
75 L’episodio che più di ogni altro risulta significativo è stato ricostruito sulla base dei ricordi
della figlia di Giovanni Nebbia. Si tratta di una operazione che fu condotta il 30 dicembre 1943
con il peschereccio «Saturnia». Il capitano Lewis aveva incaricato della missione il comandante
Vlasto di origini greche. L’imbarcazione da Termoli avrebbe dovuto condurre gli Alleati nelle
Marche. Il comandante Nebbia predisse la pericolosità della navigazione a causa del vento e del
cattivo odore che il mare emanava, presagio di un enorme fortunale. Di lì a poco, infatti, questo
si sarebbe abbattuto sull’imbarcazione e avrebbe complicato la navigazione e compromesso
drasticamente la vita dei naviganti. Dopo circa un’ora l’imbarcazione era in balia delle onde e
fu portata in salvo grazie alla grande esperienza del comandante. Tutti i membri dell’equipaggio
furono salvi. Il comandante Nebbia riuscì a tenere testa alle gigantesche onde fino a notte fonda.
All’alba la barca si arenò a Sud del luogo di partenza, a un chilometro, circa della riva destra del
Biferno e a sei chilometri a Sud di Termoli. Solo il giorno seguente si resero conto che in realtà
non si erano mai mossi da Termoli.
76 Il racconto, come anche l’espressione utilizzata, si basa sulla relazione già citata.
77 Non emergono, dalla collazione delle fonti e dai racconti, particolari dettagli dell’incontro. Si
intuisce che Carlo Alberto dalla Chiesa mise il comandante Nebbia in contatto con elementi di
Martinsicuro.

