Page 30 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alessia a. glielmi
Papà, che immaginava come sarebbero andate le cose, percepito il pericolo, dopo aver
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messo in sicurezza la famiglia , rimanendo sempre a disposizione della Resistenza
si diede alla macchia. Fu così ufficialmente inserito dal comando tedesco nella lista
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nera dei traditori».
«Ecco, vede», dice la professoressa Nebbia, «qui si intreccia un’altra storia...».
«Il 28 ottobre giunse a San Benedetto Elio Tremaroli, un importante partigiano della
zona, che lavorava per la A-Force . Lo ringrazierò a vita perché è riuscito, quando
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era presidente della sezione A N.P.I. di San Benedetto, a far erigere la targa al porto
dedicata all’azione compiuta da papà .
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Fu Tremaroli a riferire a mio padre che gli Alleati, di base a Termoli, cercavano
qualcuno che fosse veramente pratico della costa a Nord di quel porto per poter
compiere delle rescue missions, missioni di recupero di soldati, soprattutto inglesi, fuggiti
26 dai campi di Monte Urano e Servigliano, in territorio occupato dai tedeschi per conto
della A-Force, alle dipendenze del capitano americano Lewis .Tali missioni fallivano
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per l’imperizia dei capitani che, non conoscendo bene la costa, non riuscivano a
recuperare i fuggiaschi che si recavano sulla riva del mare intorno alla mezzanotte e
che dovevano farsi riconoscere utilizzando delle torce a intermittenza.
Elio Tremaroli raccomandò al Cap. Lewis mio padre, dicendo che era persona gran-
demente esperta della costa da Bari fino a Trieste. Il capitano gli disse di farlo andare
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a Termoli dove era collocato il quartier generale dell’organizzazione messa in essere
per salvare i prigionieri che scappavano dai Campi di Servigliano e Monte Urano .
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Da quel momento in poi papà ha collaborato, senza mai risparmiarsi, con le forze
alleate per portare avanti le operazioni di salvataggio degli alleati che fuggivano dai
campi di concentramento dislocati nelle Marche e in Abruzzo. Era pieno da noi!
A 50 km da qui, dove vado a volare, c’era ad esempio il campo di Fermo dove era
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imprigionato Ken de Susa, un aviatore inglese che riuscì a fuggire e che nel libro
64 Sempre da una relazione compilata alla fine della guerra da Giovanni Nebbia, in possesso della
figlia, sappiamo che il 4 dicembre 1943 l’abitazione dei genitori di Giovanni Nebbia, fu distrutta
da un bombardamento alleato e che la famiglia fu, da quel momento in poi, sfollata ad Ascoli
Piceno. Secondo quanto raccontato dal Tremaroli, anche la Scuola di Avviamento marinaro fu
distrutta, in realtà da un siluro proveniente dal mare.
65 Probabilmente, in località Monteprandone, presso l’Albergo Ceroni, fu collocato il comando
a cui era affidato il monitoraggio della costa. Sull’esatta ubicazione della postazione tedesca per
il controllo marittimo e del fiume Tronto sono stati effettuati approfondimenti grazie alla colla-
borazione di Annelise Nebbia e di Antonio Ceroni.
66 Il reparto MI 9 era stato creato nel dicembre 1940 con il compito di aiutare i combattenti della
resistenza europea nei territori occupati dai nazi-fascisti a recuperare i soldati alleati dispersi in
territorio nemico, oltre che a comunicare con i prigionieri nei campi, inviando loro ogni aiuto
possibile. In particolare, il reparto IS9, spesso denominato A-Force nello scacchiere del Mediter-
raneo, aveva la particolare missione di favorire l’evasione dei prigionieri alleati, anche mediante
la formazione di agenti speciali da inviare in territorio nemico. La rete dell’IS9 sviluppò le sue
attività in varie zone della penisola, in particolare lungo le Alpi Orientali, dove si trattava perlopiù
di prestare soccorso e portare in salvo i piloti degli equipaggi dei bombardieri alleati abbattuti
dalla contraerea nemica, e nelle zone tra le Marche e gli Abruzzi dove si registrava una forte
concentrazione di prigionieri evasi.
67 Si riferisce alla targa affissa sul molo del porto di San Benedetto del Tronto nel 2002.
68 Riferimenti al ruolo del capitano si trovano nella monografia: A. Perini, I diari di Babka 1943-
1944 aristocrazia antifascista e missioni segrete, 2007.
69 Villa Vinci, nei pressi di Marina di Martignano, fu adibita dal 1° gennaio 1944 a base clande-
stina dell’A-Force. Il conte Uguccione Ranieri di Sorbello era responsabile di quella base e aveva
il compito, per conto degli Alleati, di imbarcare a bordo delle locali flottiglie o imbarcazioni i
prigionieri fuggiti dai campi di concentramento di Servigliano e Monte Urano.
70 L’attività è attestata da una certificazione in possesso della prof.ssa Nebbia.
71 Il campo di Girola di Fermo ospitò circa 8.000 prigionieri principalmente soldati della R.A.F., tra cui
Ken de Souza che arrivò nel campo di Fermo sul finire del 1942. Le memorie di Ken de Souza, pub-

