Page 27 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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L’invio sul fronte Montenegrino e la resistenza nelle Marche
divise da marinaretti facendole venire espressamente da Roma ed era una meravi-
glia vederli sfilare in occasione di esercitazioni o semplicemente per recarsi al porto.
Nella scuola era docente di Biologia marina e segretario. In quel periodo mandò
avanti la scuola con i pochi mezzi che c’erano. Una volta, essendosi accorto di una
provvidenziale ancora spiaggiata, fece marciare questi ragazzi sulla riva del mare.
Compose il drappello con due alunni per ogni fila. Coloro che passeggiavano sul
lungomare guardavano i ragazzi dal lato esterno, ma non si accorgevano che i mari-
naretti all’interno, sul lato mare, si abbassavano e, non visti, «recuperavano» l’ancora.
Erano tempi grami e pur di soddisfare l’istinto della fame, i ragazzi uscivano fuori
dallo specchio d’acqua interno al porto alla ricerca di seppie morte che galleggia-
vano. Un giorno decisero di utilizzare la scialuppa della scuola che veniva usata
per le lezioni di voga. All’alba, remando freneticamente, giunsero all’imboccatura
del porto dove si vedevano le prime seppie. Purtroppo, quel giorno, erano poche a 23
causa della corrente contraria in superficie, così decisero di puntare verso le «nasse»
che la scuola metteva al largo. Non avevano però fatto i conti con la furbizia di mio
padre che, constatata la scomparsa della scialuppa, aveva dedotto che qualcuno si
stava concedendo una gita non programmata. Con il binocolo che spesso portava
con sé, osservò la scena e attese dietro un’imbarcazione abbandonata sulla spiaggia,
il ritorno dei ragazzi. Giunti a riva, fece allineare i sei ragazzi undicenni e rifilò loro
sculacciate col manico di una bandiera di segnalazione. In verità erano inferte con
scarsa energia.
La scuola per mio padre, la mia famiglia e le famiglie di pescatori sanbenedettesi
è stata un momento importante ed è stata importante anche perché era lì che mio
padre ospitava il sottotenente Carlo Alberto dalla Chiesa ogni qualvolta si rendeva
necessario fare delle riunioni segrete nelle quali veniva concertata la linea da tenere
in seguito alle informazioni relative ai movimenti delle truppe tedesche.
Mio padre conobbe il sottotenente nei locali della stazione dei carabinieri. Un giorno
infatti si recò da lui, nella stazione dei carabinieri a fianco alla chiesa della Madon-
na della Marina, con le armi che era riuscito a racimolare. Gli disse di avere al suo
seguito anche una trentina di uomini pronti a utilizzarle per qualsiasi azione si fosse
resa necessaria nei confronti dei tedeschi. Il carabinere lo ringraziò calorosamente e
prese subito le armi in deposito. Mio padre aggiunse che avrebbero potuto usufruire
dei locali della scuola di Avviamento marinaro per organizzare delle riunioni segrete.
Un giorno avvenne l’incontro, erano presenti il tenente Colagiacomi, il capitano
Salvi, il tenente C.A. dalla Chiesa e mio padre. Fu lì che tutto cominciò».
Annelise mostra una lettera inviata da Milano il 12 agosto del 1960 dall’allora Maggiore dalla
Chiesa alla madre Maria Bernardi.
«Questa è una lettera di dalla Chiesa inviata a mia madre nella quale egli ricorda
il periodo trascorso insieme a mio padre e lo ringrazia della sua amicizia e della
preziosa collaborazione offertagli» .
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«Mio padre incontrò il tenente a più riprese nella stazione dei carabinieri di San
Benedetto per concordare insieme la migliore linea di condotta da tenere in quei
frangenti. La banda di cui parlava era composta da 30 giovani sufficientemente
armati, avrebbe agito, senza esitazione alcuna, con azioni armate nella zona com-
presa fra il paese alto di San Benedetto e la campagna che confina con Acquaviva
59 Il documento redatto da Carlo Alberto dalla Chiesa, in possesso di Annelise Nebbia, messo a
disposizione per questo approfondimento, riporta, con dovizia di particolari, come erano orga-
nizzati i contatti clandestini. Il documento, senza data, corredato di firma autografa, è riportato
nell’appendice documentaria.