Page 26 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alessia a. glielmi
fra l’altro, via mare, numerose partenze di partigiani condannati a rappresaglie, di
profughi o di prigionieri inglesi, finché saputo che si stava concretando la sua violenta
soppressione, preferiva unirsi alle bande armate da lui costituite che capeggiava con ar-
dimento e vasta capacità organizzativa. Alto esempio di sicura fede e di virtù militare».
5. INTERVISTA AD ANNELISE NEBBIA
Alessia A. Glielmi
«Operazione Nebbia giunta a buon fine» è una frase pronunciata più volte durante l’intervista
rilasciata da Annelise Nebbia, figlia e custode della memoria del comandante Giovanni Nebbia, il
guardiamarina di complemento al quale si deve il salvataggio della flottiglia peschereccia di San
22 Benedetto del Tronto durante l’occupazione nazifascista della città. È la stessa frase che si trova
scolpita nell’epigrafe sul molo del porto di San Benedetto del Tronto. La notte tra il 4 e il 5 otto-
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bre 1943, grazie all’iniziativa del comandante Nebbia, la flotta peschereccia di San Benedetto del
Tronto, una delle più importanti in Italia, miracolosamente fu tratta in salvo con una rischiosissima
operazione che vide impegnato anche il sottotenente Carlo Alberto dalla Chiesa.
Contrariamente a quanto accadde in altre città dell’Adriatico, come Fano e Giulianova, dove gli
armatori o pescatori resero inservibili o furono costretti ad affondare all’interno dei porti le imbarca-
zioni, per evitare che cadessero in mano nemica, a San Benedetto, grazie all’«Operazione Nebbia»,
l’economia cittadina, basata essenzialmente sulla pesca e il commercio del pesce, poté ripartire
immediatamente, senza aver subito danni bellici, poco dopo la Liberazione.
Giovanni Nebbia era un uomo schivo: con pochi aveva condiviso l’impresa di cui si era reso prota-
gonista; nemmeno i familiari più di tanto conoscevano i dettagli. Erano però, sempre stranamente
impressionati quando, passeggiando per le strade della città, il comandante era riconosciuto e salutato
da tutti. In tali occasioni era solito dire: «Ho fatto quel che ho fatto perché ci credevo e va bene così».
Fu solo alla fine degli anni Ottanta, dopo la morte della moglie Maria Bernardi, che aveva do-
viziosamente messo da parte tutta la documentazione riguardante l’operazione, che cominciarono
ad emergere i contorni dell’impresa. Oggi, grazie all’attività di ricerca effettuata su fonti originali
da Annelise Nebbia – figlia del comandante – in archivi italiani e all’estero, è possibile ricostruire
interamente le dinamiche e i protagonisti di quella rocambolesca e fortunata vicenda.
Annelise Nebbia: «Papà a San Benedetto aveva creato una scuola di Avviamento a tipo
marinaro per avviare i ragazzi verso una occupazione. Le donne locali si rivolgevano
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a lui perché si occupasse di loro e tenesse a bada quelli un po’ turbolenti, sempre con
la fionda in mano, che bighellonavano per le strade del paese. Aveva fornito loro le
57 Il testo dell’epigrafe affissa sul molo recita: «La notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943 la flottiglia
motopeschereccia locale prese il largo da questo molo per evitare la cattura da parte dei tedeschi
al comando del capitano L.C. Giovanni Nebbia, nonostante i rischi della guerra. Le unità rag-
giunsero i porti liberati dagli anglo-americani». Il giorno successivo Radio «Italia Libera» trasmise
da Bari il seguente messaggio: «Operazione Nebbia giunta a buon fine». La città e l’A.N.P.I. a
ricordo posero il 05.10.2002.
58 Nel 1936 a San Benedetto del Tronto fu istituita la Scuola di Avviamento professionale di tipo
marinaro con la direzione dell’ingegnere Illuminati e la collaborazione del professor Filippo Guidi.
Era una scuola dedicata ai futuri lavoranti del mare. Aveva una durata di tre anni. Le materie
insegnate erano: Italiano, Matematica, Francese, Materie nautiche, Biologia marina, Disegno,
Scienze e Pesca. Aveva sede in viale Cristoforo Colombo. Tra i docenti si annoverava il comandante
Nebbia, insegnante di materie di discipline nautiche, esercitazioni pratiche e docente anche di
Meteorologia e Biologia marina. La scuola era molto frequentata dai figli di pescatori locali che
avevano, così, la possibilità di migliorare la propria istruzione e prepararsi in modo adeguato alla
vita in mare. Annuario del Ministero dell’Educazione nazionale (1940), p. 1170.