Page 21 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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L’invio sul fronte Montenegrino e la resistenza nelle Marche
caserme di San Benedetto e quella di Porto D’Ascoli con la complicità di Giusep-
pe Curti, vicebrigadiere di quella caserma. Le armi sequestrate furono trasportate
prima nella locale caserma della Guardia di Finanza e poi nelle grotte in località
Monte Brucicchio, appena sopra il centro rivierasco. È proprio dalla testimonianza
del carabiniere Curti che riusciamo a ricostruire i dettagli dell’operazione. Sempre
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nel mese di settembre, sempre per evitare che le armi cadessero in mano nemica,
dalla Chiesa si recò a Porto d’Ascoli, ordinando di nascondere armi e bombe a ma-
no che erano in dotazione alla stazione. Le armi furono nascoste nel giardino della
caserma. A seguire vennero disseppellite e nascoste in un terreno privato a Porto
d’Ascoli. Secondo quanto affermato anche dallo stesso dalla Chiesa, in un documento
redatto per favorire il riconoscimento dell’attività di patriota di Giovanni Nebbia di
cui si dirà in seguito, le armi erano tenute anche in un deposito nella campagna di
Acquaviva picena . 17
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Altre armi e una mitragliera furono sequestrate su motopescherecci nel porto di San
Benedetto da Nebbia e dal tenente Paolini e depositate presso la locale caserma della
Guardia di Finanza. Questa breve ricostruzione ha lo scopo di fornire informazioni
sul modus operandi e la dinamicità della ampia rete in cui era inserito dalla Chiesa.
Le armi sequestrate erano destinate alle bande picene, tra le quali quella comandata
da uno dei più autorevoli esponenti della Resistenza marchigiana Spartaco Perini.
Questo trova conferma nella citata relazione compilata dal tenente colonnello Car-
lesi, che riferisce che le «bande erano costituite da gruppi leggeri (25/30 uomini).
Erano armate di fucili mitragliatori e qualche mitragliatrice pesante recuperata dallo
scioglimento dei reparti costieri e dell’esercito della zona con qualche mortaio».
Le armi nascoste furono utilizzate in due occasioni dai partigiani piceni: nei tragici
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scontri di Colle San Marco (2-5 ottobre 1943) , dove persero la vita in molti, e nelle
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la croce d’argento al merito di guerra, per aver preso parte a operazioni di guerra nella stessa
zona. Numerose sono le testimonianze che ricordano il maresciallo come un uomo cortese, di-
sponibile e magnanimo. Ceci, invece, prese parte alla Prima guerra mondiale e alla scadenza del
servizio fu trattenuto alle armi per mobilitazione. Per la partecipazione alla campagna del Piave,
gli venne concessa la medaglia di bronzo al valor militare. Venne congedato nell’aprile del 1920
e tornato nel paese natio, trovò impiego come fattorino nel locale ufficio postale. Allo scoppio
della guerra, venne reclutato come carabiniere e destinato alla tenenza di San Benedetto del
Tronto. Per approfondimenti si veda: G. Merlini, Nel nome del Pane: Luciano Nardone e Isaia Ceci eroi
dell’Arma, Associazione Nazionale Carabinieri - sezione di San Benedetto del Tronto, 2003 e Sito
web Atlante delle stragi, voce «Episodio di San Benedetto Del Tronto, 28.11.1943» a cura di Chiara
Donati. http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/San%20Benedetto%20
Del%20Tronto,%2028.11.1943.pdf (ultima consultazione 11.2022).
37 La dichiarazione di Giuseppe Curti, datata 11 marzo 1947, si trova negli atti raccolti per la
Proposta di avanzamento per merito di guerra per il riconoscimento per merito di guerra del
sottotenente di complemento Carlo Alberto dalla Chiesa ed è riprodotta nell’appendice docu-
mentaria del volume. Archivio storico dell’Arma dei Carabinieri, Pratica avanzamento Merito di
Guerra, fasc. 442/3.
38 Relazione, priva di data, redatta da Carlo Alberto dalla Chiesa, sull’attività della guardia marina
di complemento Giovanni Nebbia dopo l’8 settembre 1943. La documentazione messa gentil-
mente a disposizione della presente ricerca è conservata da Annelise Nebbia, figlia di Giovanni.
39 Al fine di restituire al lettore maggiori elementi, si riporta che in un dattiloscritto posseduto
dalla signora Annelise Nebbia messo a disposizione della scrivente, redatto a seguito di una inter-
vista rilasciata da Elio Tremaroli nel 2002 ad alcuni docenti dell’Istituto tecnico commerciale di
Fermo, si legge: «Il tenente dalla Chiesa caduto in sospetto alle autorità repubblichine di Ascoli
Piceno per non essere arrestato, il 24 ottobre [in realtà metà ottobre] abbandonò la caserma di
San Benedetto del Tronto riparando a Martinsicuro, in attesa di raggiungere le zone liberate. Le
armi della caserma purtroppo passarono così al gruppo comando carabinieri di Ascoli Piceno».
Intervista a Elio Tremaroli, p. 22.
40 I dettagli dell’episodio della strage di Colle San Marco sono riportati nell’intervista a Pietro
Perini.