Page 233 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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completo dell’attività esperita all’interno del consolato di Milano, in particola-
                     re per opera del maggiore dei Carabinieri Bodo e del pari grado Erminio Ca-
                     vallero che, nel periodo dell’intrusione nei locali, comandava quel Centro C.S.
                     Sebbene Perla lo avesse negato, Borghesi dichiarò che tra coloro che avevano
                     fornito notizie vi erano anche due impiegati addetti alla posta in entrata e in
                     uscita, Sebastiano La Rosa e Luigi Merone, e una dattilografa, Maria Costello,
                     che aveva lasciato il lavoro nel Consolato in seguito a matrimonio.
                        Il Perla aveva fornito liste di cittadini americani residenti in Milano, infor-
                     mazioni, copie e fotografie di documenti confidenziali, inclusi i rapporti setti-
                     manali, mensili e annuali che il Console Generale inviava al Dipartimento di
                     Stato.  Aveva anche consegnato copie dei codici e delle tavole di cifratura.
                        Era pagato dal controspionaggio italiano con 500 Lire al mese, ma solo se
                     forniva un adeguato rendimento. Normalmente agiva indisturbato durante la
                     pausa del pranzo, quando il personale era assente. Il materiale poi veniva con-
                     segnato al Borghesi o ad altri intermediari di fiducia.  Il Centro di Milano fece
                     uso del Borghesi dal 1936 al 1939, periodo nel quale usava l’alias di ‘dottor
                     Bandini’  (ne  aveva  molti),  nell’intesa  che  se  il  piano  fosse  stato  scoperto,  il
                     “Bandini” avrebbe dovuto assumersi ogni responsabilità, evitando di coinvol-
                     gere il governo italiano.
                        Secondo una successiva testimonianza, sembrò che il Perla avesse accettato
                     di collaborare solo per paura di essere perseguitato dagli italiani e che avesse
                     trasmesso notizie di poco conto al Centro  C.S., fingendo in sostanza di colla-
                     borare.
                        Il  controspionaggio  italiano  di  Milano  era  riuscito  a  infiltrare  un  agente
                     anche nell’Ambasciata americana a Berna. Dal dicembre 1941 all’agosto 1943,
                     quell’addetto militare, generale Barnweel R. Legge, ebbe un’ottima fonte di
                     informazione in tale “Ugo” , esperto di questioni francesi e militari italiane.   57    NARA,  RG  226,
                                                57
                     Quando fu deciso di aumentare la propaganda americana verso l’Italia, il ge-      NND  –  937196,
                                                                                                       rapporto senza da-
                     nerale Legge volle sentire proprio l’opinione dell’italiano. “Ugo” disse che non   ta  ma  che  riguar-
                                                                                                       derebbe  la  pene-
                     riteneva molto efficaci i programmi radiofonici fino ad allora realizzati e che   trazione tra il 1941
                     dovevano  essere  maggiormente studiati  i  costumi sociali  e la  tendenza psi-  e  l’agosto  1943.
                                                                                                       La  copertina  che
                     cologica dell’opinione pubblica degli italiani allo scopo di calibrare meglio le   li  conserva  por-
                                                                                                       ta  l’intestazione:
                     trasmissioni.                                                                     Penetration  of  U.S.
                                                                                                       Embassy in 1942 by
                        “Ugo” era riuscito a farsi ben considerare a Berna, ma era un agente del       the Italian I.S.
                     S.I.M., con il codice B.x.16, e come tale riferiva in ordine all’efficiente organiz-
                     zazione ’intelligence’ in quella Ambasciata.
                        “Ugo” riferì anche che gli inglesi si basavano molto di più sulle informazio-
                     ni che il loro personale raccoglieva, impiegando un minor numero di agenti
                     locali rispetto agli alleati americani e operando con maggiore discrezione. In
                     realtà gli americani, in quel periodo e in quella sede, ottenevano molte infor-
                     mazioni interrogando i disertori tedeschi e italiani.
                        Quel  che  di  veramente  interessante  “Ugo”  comunicò  al  S.I.M.,  furono  le






                                                           Il s.I.M. per l’estero e all’estero                 233
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