Page 240 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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partigiani, che intensificò soltanto dopo il crollo dei tedeschi…
                                      Il giudizio di Eugenio Piccardo, che ben conosceva il mondo svizzero di
                                   Lugano nel settore informativo, per avervi lavorato vari anni, era il seguente:
                                   il Borghesi è individuo molto scaltro, megalomane e amorale e dedito agli stupefacenti.
                                   E’ un agente di primo ordine, specialmente abile nel doppio gioco…
                                      L’avventura del Borghesi, però, non era ancora finita: si riciclò con l’enne-
                                   simo alias di Roberto Zighielis (anagramma del suo nome), pubblicando nel
                                   febbraio-aprile 1949 su ‘Il Giornale dell’Isola’ di Catania una serie di articoli
                                   aventi per  oggetto “Polizia segreta e spionaggio”, riassunto di altre pubbli-
                                   cazioni apparse durante il processo a Roatta  e di ricordi personali, alquanto
                                   ‘romanzati’, e qualche volta inesatti: non conosceva esattamente la storia del
                                   S.I.M. e i suoi ingranaggi interni e porgeva al pubblico notizie non corrette
                                                                                                        65
                 65    La  collezione  di   che, peraltro, solo ora si possono confutare con i documenti alla mano. Le sue
                   questi  articoli  si
                   trova in AUSSME,   memorie non sono attendibili anche perché tendeva a prendersi delle piccole
                   Fondo  S.I.M.,  1^   rivincite rispetto ad alcuni ufficiali che, a suo parere, non l’avevano trattato con
                   Divisione.
                                   il dovuto rispetto e considerazione o addirittura lo avevano ‘calunniato’.
                                      I suoi articoli, inoltre, erano già stati pubblicati dalla Gazzetta di Livorno
                                   nell’ottobre 1948 e non contenevano ‘rivelazioni’ di alcun tipo: però sapeva
                                   scrivere  e  i  racconti  sullo  spionaggio  interessavano  moltissimo  il  pubblico,
                                   specie se riguardavano fatti ‘recenti’. Solo dopo la pubblicazione di alcuni ar-
                                   ticoli, il 15 marzo 1949 l’Ufficio Informazioni dell’Esercito, investito della que-
                                   stione, prese la decisione che non era opportuno diffidarlo, giudicando i suoi
                                   scritti non pericolosi perché tratti nella maggior parte da libri in circolazione
                                   e soprattutto ritenendo che un intervento diretto avrebbe potuto valorizzarne
                                   maggiormente la produzione e così dare lo spunto ad una nuova campagna contro
                                   il servizio, già in quel periodo sotto attacco mediatico. Terzilio Borghesi poté
                 66    NARA,  RG  226,   finalmente ‘uscire dalla comune’ delle attività spionistiche. 66
                   NND  –  974345,  3
                   agosto 1945.       La sua vita è interessante solo perché rappresenta una delle non molte testi-
                                   monianze sui modi con i quali veniva svolto il controspionaggio, ad esempio
                                   del Centro C.S. di Milano che operava anche sulla Svizzera.


                                                                       *  *  *
                                      “Ugo”, i Costantini, Borghesi, Salazar: un relativo postumo interesse non
                                   tanto per le loro capacità ‘professionali’ ma per i dettagli ricavati dai docu-
                                   menti, senza lasciarsi andare a fantasie o invenzioni romanzate, che meglio
                                   illustrano un periodo di storia, oltre la fredda relazione, pur necessaria, su or-
                                   ganigrammi e compiti istituzionali.
                                      Rimangono ‘brandelli’ di notizie, sparsi in documenti conservati in vari Ar-
                                   chivi, che come tessere di un puzzle, a mano a mano, possono essere messe in
                                   ordine e così tracciare un quadro, anche se parziale, di quello che accadde in
                                   un passato ormai veramente lontano.








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