Page 313 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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conseguenza, che spontaneamente componenti di quella società potessero dare
informazioni ai Servizi tedeschi: niente di nuovo dunque nella scoraggiante
banalità di un capovolgimento di alleanze.
* * *
Il controspionaggio in Turchia era stato molto attivo sotto la copertura con-
solare e documenti inglesi del 1944 forniscono numerosi dettagli su questo
aspetto.
Nel giugno 1944 vennero rimpatriati dalla Turchia e da altri campi di inter-
namento in territori limitrofi, dalle Autorità militari britanniche, 17 italiani che
avevano lavorato nei Consolati: gli inglesi del S.I.S in Medio Oriente, prima di
dare il nulla osta, li interrogarono in un hotel di Ankara, dove li avevano fatti
affluire. Sapevano di dover essere molto attenti nei modi perché quasi tutti
avevano un accreditamento diplomatico; ritennero però, e forse in vari casi a
ragione, che nonostante il trattamento ‘delicato’ non vi fosse stata una grande
collaborazione da parte dei ‘diplomatici’. Per ognuna di queste persone stilaro-
no un lungo rapporto, documenti che permettono di ripercorrere in dettaglio il
lavoro d’intelligence svolto e gli stessi problemi interni tra gli Uffici consolari
per svolgere il servizio.
Giuseppe Biondelli dichiarò che faceva parte del Servizio Diplomatico: nel-
la sua missione a Berlino, tra il marzo 1933 e l’ottobre 1936, dove in qualità di
Console Generale aveva formalmente aiutato l’addetto militare a raccogliere
informazioni sugli armamenti, senza alcun contatto con il S.I.M. o altri Servizi
omologhi. A Smirne, dove era arrivato nell’ottobre 1941, sempre nella stessa
posizione, passava al Frigerio, Vice Console, tutte le informazioni militari che
arrivavano alle sue orecchie, senza essere però attivo nella ricerca. Al tempo
dell’armistizio era rimasto in Consolato per curare gli interessi dei 1.500 italia-
ni che ancora risiedevano in quella città e per ricordare loro di rimanere fedeli
al Re. Chiedeva appunto il rientro allo scopo di poter continuare a servire la
Monarchia. Specificò anche che si era iscritto al partito fascista quando tutti gli
impiegati dello Stato furono costretti a farlo per mantenersi in servizio.
I suoi rapporti istituzionali erano intercorsi con i consoli americano e ingle-
se, ai quali aveva fatto, al suo arrivo, la visita di cortesia prevista dal cerimo-
niale.
I rapporti con il collega tedesco si erano svolti nel solco della normalità:
certamente avevano parlato anche di spionaggio e controspionaggio ma, ap-
parentemente, non vi era nulla da fare in quella sede (!)… e questo era stato
confermato a lui sia dal Frigerio sia dal tenente colonnello Del Balzo, sostituto
del precedente a capo dell’intelligence italiana a Smirne.
Alla richiesta di stabilire dove voleva essere rimpatriato, specificò che dove-
va andare a Roma, al Ministero per riprendere il servizio attivo, fedele al Re.
Biondelli non ritenne di dover dire che era stato avvicinato, il 7 dicembre
1943, dal Console Generale tedesco Dittman che gli aveva proposto di diven-
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