Page 315 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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tare l’Incaricato d’Affari della Repubblica Sociale Italiana in Turchia, proposta   Nella pagina a
                     da lui respinta. Gli inglesi però erano a conoscenza di questo particolare di cui   fianco:
                                                                           145
                     era stato fatto rapporto al Quartier Generale di Algeri.  Biondelli ebbe il via   Mario Levante,
                                                                                                    agente italiano,
                     libera per il rimpatrio non essendo ritenuto un pericolo per la sicurezza alleata   è noto ai Servizi
                     in Italia. Lo stesso accadde per Fabrizio Apollonj Ghetti. A Reginaldo Munafò   inglesi.
                     fu permesso di raggiungere la sua famiglia che abitava al Cairo. Costanzo e
                     Vittoria Marinucci non ebbero problemi per ritornare in Italia.                145   NAUK,  KV3/317,
                        Pietro Luigi Berligieri aveva avuto dei contatti con i tedeschi e diede alcune   ref. SIME 011/117/
                                                                                                       328.
                     informazioni sulla rete informativa nazista in Turchia: gli inglesi decisero di
                     averne di più precise convinti che l’intervistato non avesse detto tutto e consi-
                     gliarono un ulteriore interrogatorio ma in a friendly atmosphere… rinviandolo al
                     suo rientro in Italia.
                        Giovanni Panizza era cancelliere al consolato di Smirne dal giugno 1943 e
                     poté lasciare senza problemi la Turchia, insieme alla moglie Thelma, di origine
                     inglese, per rientrare in Italia dove era stato richiamato al Ministero.
                        Il marchese Pasquale del Pinto, console ad Adana dalla fine del 1941, di-
                     chiarò che prima dell’armistizio non aveva lavorato volentieri con i tedeschi,
                     che qualche volta avevano chiesto dei favori o raccontato alcune operazioni
                     che non sembravano essere andate a buon fine: gli era stato chiesto di favorire
                     l’invio di alcuni opuscoli e documenti in Siria tramite sue conoscenze personali
                     e pagando questi passaggi: a suo parere però i possibili messaggeri avevano
                     intascato il denaro e non avevano recapitato ‘la merce’ che peraltro, a suo giu-
                     dizio, non era importante e molto spesso conteneva notizie false fornite da una
                     agente tedesca, secondo lui poco coscienziosa, che operava in Adana.
                         In seguito, dopo l’8 settembre, era riuscito a spostare provvisoriamente la
                     sede del suo ufficio ad Ankara e lì aveva svolto il suo lavoro consolare abilmente
                     assistito dal Del Balzo che collaborava con gli Alleati. Pinto non ebbe problemi
                     per il suo rientro anche se aveva ammesso, abilmente sminuendo la sua parte-
                     cipazione, di essere venuto a contatto in qualche modo con la raccolta informa-
                     tiva e con i Servizi nazisti.
                        Mario Levante, italiano nato in Siria dove abitava, aveva accettato il posto
                     di  ‘corriere’  tra Alessandretta-Ankara-Istanbul-Adana  che  il  Pinto  gli  aveva
                     offerto: si trovava in difficoltà finanziarie e questa offerta aveva risolto molti
                     suoi problemi familiari. Dichiarò che non era molto popolare tra i suoi colleghi
                     tedeschi perché si era sempre rifiutato di portare qualsiasi tipo di documento o
                     pacchetto gli fosse stato richiesto senza l’autorizzazione del suo console. Disse
                     anche, chiaramente, che essendo italiano aveva tenuto gli occhi sempre ben
                     aperti su possibili informazioni che fossero state di qualche utilità per il suo
                     paese e che aveva passato sempre al suo superiore. Dopo l’armistizio, conside-
                     rato che non vi era più lavoro per lui, aveva chiesto e ottenuto di raggiungere
                     la sua famiglia che viveva a Alessandretta. Chiedeva però il rimpatrio in Italia
                     per presentarsi al Ministero degli Affari Esteri e continuare il suo impiego con
                     il nuovo Governo. Gli fu concesso senza problemi.





                                                           Il s.I.M. per l’estero e all’estero                 315
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