Page 308 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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logistici presso la Missione militare per l’armistizio con la Francia, in Siria. I
                                   suoi componenti, colti di sorpresa dall’occupazione inglese, erano partiti senza
                                   avere prima organizzato la rete che doveva rimanere in loco, cioè lo stay behind.
                                   In conseguenza Zavattari aveva dovuto rapidamente ricostituire una nuova
                                   organizzazione con molte difficoltà e nel settembre 1943, apparentemente, non
                                   era riuscito a ripristinare una rete veramente attiva verso quelle zone.

                                      Però Zavattari era al corrente di quello che succedeva non solo in Turchia:
                                   Amé, a suo tempo, aveva infatti impartito disposizioni di accentrare tutto il
                                   controspionaggio nell’Ufficio dell’addetto militare e quindi tutti i servizi paral-
                                   leli dislocati in Turchia dovevano riferire ad Ankara integralmente, consenten-
                                   do una conoscenza dettagliata e quasi completa della situazione.
                                      Durante  l’estate  del  1943,  una  fonte  considerata  molto  attendibile  dagli
                                   inglesi riferiva correttamente che Zavattari, nel suo lavoro, aveva dimostra-
                                   to  grande  interesse  per  le  notizie  che  riguardavano,  oltre  la  Turchia,  anche
                                   l’Iran, l’Iraq, la Siria, la Palestina e l’Egitto. Infatti, risulta che monitorava con
                                   attenzione gli invii di armi e munizioni alla Turchia da parte del nemico e ne
                                   manteneva un elenco dettagliato tramite suoi agenti in Adana, Alessandretta,
                                   Mersina e in altri porti dell’Anatolia; studiava le liste degli stranieri in arrivo e
                                   in partenza; aveva agenti che viaggiavano in Siria; aveva sul libro paga agenti
                                   turchi del controspionaggio che però non risultavano molto produttivi nel se-
                                   gnalare le sigle delle navi nemiche che raggiungevano la Siria o altri porti del
                                   Medio  Oriente;  aveva  organizzato  personalmente  un’operazione  conclusasi
                                   piazzando una bomba a bordo di  un mercantile nemico nel porto di Haifa.
                                      Zavattari teneva, inoltre, per compito istituzionale, rapporti di collaborazio-

                                   ne molto stretti anche con i suoi colleghi nei Balcani, scambiando e ottenendo
                                   informazioni in Bulgaria, Romania, Ungheria e Grecia.
                                      Nella rete di agenti del Levesi, l’altro attivo membro ad Ankara, vi erano
                                   Pellegrino, un banchiere italiano che viveva a Galata, ottima posizione per stu-
                                   diare il traffico nei Dardanelli;  Isolabella, un ex usciere del Consolato Generale,
                                   specializzato in informazioni sul servizio segreto tedesco; Edgar Battistich, un
                                   serbo con cittadinanza italiana nato a Istanbul. Una figura attiva e interessante
                                   era Vladimir Toucholko, anch’egli nativo di Istanbul ma cittadino italiano, che
                                   agiva da addetto stampa e traduttore anche per Zavattari: traduceva i rapporti
                                   degli  agenti  turchi  e  redigeva  una  sintesi  di  notizie  militari  traendola  dalla
                                   stampa, fonte aperta ma non facilmente leggibile, del Medio Oriente  e della
                                   Turchia; assolse questo compito fino all’armistizio.
                                      Ad Ankara, poi, l’intelligence italiana aveva installato una postazione infor-
                                   mativa, ancor prima dell’armistizio, sotto la copertura dell’Agenzia giornali-
                                   stica “Oriente Espresso”.
                                      Anche Levesi era in contatto con altri cosiddetti ‘diplomatici’ dell’ambascia-
                                   ta ungherese e bulgara. Era noto agli inglesi che comunicava frequentemente






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