Page 307 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Centrale in Italia e le modalità con cui tali collegamenti avvenivano; ad avere
dati sull’attività svolta dal Zavattari e dai suoi colleghi: questa ‘curiosità’ infor-
mativa da parte dei nazisti era più che comprensibile da parte di un Servizio
prima ‘amico’, mai molto convinto, e poi ‘nemico’.
Un agente tedesco, che viaggiava molto tra la Turchia e l’Egitto, era in con-
tatto con lo Zavattari: di lui l’addetto militare si fidava e allora lo mise in con-
tatto con il S.I.S. britannico che voleva scoprire la rete nazi-fascista rimasta
in attività e comprendere quali informazioni cercasse l’intelligence tedesca in
quel momento; la collaborazione con gli alleati aveva dunque dei risvolti con-
creti.
Nel quadro del ‘doppio gioco’, lo stesso Zavattari aveva poi avuto un incon-
tro con tre ‘fascisti’ ai quali aveva ammanito (sue parole) una serie di informa-
zioni di ‘situazioni’ e di possibili prossime realizzazioni che erano state ascoltate
con notevole interesse da parte degli interlocutori… disinformazione… del re-
sto un tale ‘gioco’ era stato fatto anche nei confronti dei tedeschi accreditando
una serie di notizie militari, passate dal servizio britannico al Zavattari, che si
era prestato a veicolarle, dando così l’impressione a ‘spettatori’ esterni di una
collaborazione con i Servizi tedeschi.
In realtà, fin dall’armistizio, il S.I.M. dipendeva dal punto di vista operativo
e finanziario dagli inglesi e quindi la Centrale di Londra avrebbe potuto facil-
mente esercitare influenze se avesse ritenuto veritiere voci e rapporti relativi
al comportamento del Zavattari. Era evidente che si trattava di un doppio gio-
co… un double cross del quale gli inglesi erano perfettamente al corrente.
Anche Levesi e Del Balzo avevano in atto varie attività tra le quali un dop-
pio gioco con il Console tedesco a Smirne, mentre chi era a Kusadasi si occu-
pava prevalentemente dell’ambiente tedesco delle Eolie. Il Centro di Smirne,
dal gennaio 1944, riorganizzava anche i militari sbandati che erano fuggiti dal
Dodecaneso e provvedeva all’invio di elementi italiani per sabotaggi o compiti
informativi.
In realtà, subito dopo la firma dell’armistizio, gli inglesi avevano cercato di
mettersi in contatto con gli italiani del S.I.M. in Turchia allo scopo di ottenere
quanto più possibili notizie sulla rete informativa dell’Asse in Medio Orien-
te. Poterono costatare che anche in Turchia esisteva una grande rivalità fra i
Servizi tedeschi e quelli italiani e che quindi la loro collaborazione era ridotta
solamente a scambi di informazioni dovuti, salvo qualche caso di amicizia per-
sonale che aveva migliorato le relazioni e consentito un migliore lavoro.
Del resto gli inglesi erano convinti, non senza ragione, che la missione prin-
cipale del S.I.M. in Turchia era di avere un osservatorio privilegiato per una
penetrazione efficace in Medio Oriente, da Levante. Il programma italiano
non avrebbe incluso atti di sabotaggio o attività dirette contro le forze armate
turche. La fonte che aveva dato queste notizie disse poi agli inglesi che, agli
inizi della guerra, gran parte della rete italiana era stata accentrata per motivi
Il s.I.M. per l’estero e all’estero 307