Page 217 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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zionali della difesa dello stato, ma anche per la tutela dell’ordine interno. Gli aspetti negativi
dell’esercito si aggravarono sempre più, nonostante i buoni propositi di alcuni ufficiali per
reprimere gli effetti più deleteri, estinguere i mali di fondo e rimediare agli scompensi che
avevano contribuito alla sua decadenza. Nell’ultimo decennio del secolo le truppe versavano
in condizioni preoccupanti, abbandonate a se stesse e senza una direzione efficace; lo sfaldar-
si della disciplina e il rilassamento dei vincoli di subordinazione avevano ridotto il Militare
in condizioni miserissime, pur gravando in misura sempre rilevante sui bilanci dello stato.
Così si approfondì la contraddizione tra un vertice di alti ufficiali, dal costo elevato, e una
massa di soldati di mediocre qualità. Verso gli ultimi anni del XVIII secolo l’esercito toscano
presentava taluni tratti assimilabili al concetto di corpo militare, ma nella sostanza si riduce-
va a un’istituzione assistenziale con poche eccezioni e appariva come un elemento inserito
nell’ordinamento statale, ma svuotato di ogni valore intrinseco. Certamente non dipendeva
solo dal Discolato se l’esercito toscano si trovava in condizioni così pietose, ma senza dubbio
la presenza non marginale di uomini condannati coercitivamente a fare il soldato non poteva
che generare altro malumore. Correre ai ripari era indifferibile, in quanto il mobile quadro
internazionale non consentiva di trascurare l’organizzazione difensiva per non aumentare il
rischio di abbandonare il paese alla mercé dello straniero, fossero i rivoluzionari francesi, gli
austriaci o gli arroganti “alleati” anglo-napoletani, i quali – va ricordato – si installarono con
la forza a Livorno nel novembre del 1798. Alla vigilia dell’invasione francese le condizioni
complessive dell’esercito toscano non erano migliorate; quando nella primavera del 1798 si
assistette al passaggio delle truppe rivoluzionarie francesi, molti toscani poterono confron-
tare le due compagini: l’arrivo di un esercito moderno, formato da cittadini e comandato da
uomini che non dovevano la loro posizione al censo oppure alla nascita aristocratica, orga-
nizzati secondo un criterio basato sul merito, annunciava anche in Toscana – dove invece si
conosceva solo la scalcinata truppa granducale messa in piedi col Discolato - una dimensione
e un modello di organizzazione militare completamente nuovo.
ePilOgO naPOleOnicO.
il capitolo del Discolato registrò però in toscana un epilogo inaspettato, anche se mutua-
to dai regolamenti francesi e ispirato ai reparti di disciplina d’oltralpe. Ciò avvenne non più
sul territorio dell’ex granducato, ma all’interno del piccolo principato di Lucca e Piombino,
donato da Napoleone al cognato Felice Baciocchi, o piuttosto alla sorella elisa. lo stato
lucchese si trovava in una situazione caratteristica rispetto agli altri stati dell’Impero, soprat-
tutto nell’istituto militare, poiché continuava per via consuetudinaria a mantenere un esercito
formato da volontari, escludendo cioè la popolazione dalla coscrizione obbligatoria. Tuttavia
mantenere in assetto di guerra il pur piccolo esercito del principato comportava molti proble-
mi di ordine pratico, fra tutti l’interruzione del tradizionale canale di reclutamento dello stato
lucchese, ovvero la Toscana granducale e la Corsica, le quali - definitivamente inserite nel
quadro politico imperiale – non permettevano più la partenza di volontari verso un altro stato,
specie quando dopo il 1809 lo sforzo di mobilitazione deciso da Napoleone si fece sempre
più intenso. L’impegno sottoscritto da Parigi e Lucca obbligava soprattutto quest’ultima alla
difesa dell’accesso al canale di Piombino, dove si trovava una guarnigione stabile a guardia
del porto e della fortezza. Alla fine del 1809, in coincidenza con la scadenza della ferma di