Page 212 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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212                                XXXIV Congresso della CommIssIone InternazIonale dI storIa mIlItare • CIHm

           virtù di un popolo si possano giudicare da come fa la guerra. Solo recentemente l’attenzione
           degli storici si è concentrata sul lento e macchinoso procedere della messa a punto del con-
           tingente e sulle successive difficoltà incontrate per ripianare i vuoti . L’analisi dei numerosi
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           documenti conservati nell’Archivio di Stato di Firenze riguardanti il fenomeno degli arruo-
           lamenti coatti durante quegli anni, ci permette di ricostruire uno scenario più attendibile  e
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           di valutare la questione in un altro modo. L’arruolamento coatto provocò certamente molti
           malumori e con ogni probabilità spinse una parte di coloro che si sentivano minacciati a
           espatriare. Il fenomeno indusse i proprietari terrieri ad avanzare qualche riserva nei confron-
           ti di queste coscrizioni, che in definitiva sottraevano braccia ai campi, fino a quando una
           parte di essi assunse una posizione nettamente contraria e cercò di avversarli con altri mezzi.
           La polemica si innescò nei primi anni Sessanta, quando i tre reggimenti di fanteria intensifi-
           carono gli arruolamenti per riempire i vuoti sorti a seguito del continuo invio di rinforzi in
           Slesia. Fra il 1759 e il 1762 i tre reggimenti spedirono come completamenti in Germania
           1.287 uomini, da sommarsi ai 3.204 del primo contingente partito nel 1758. Rispetto alla
           forza totale della fanteria, la formazione del contingente per la guerra coinvolse complessi-
           vamente poco meno dell’80% dell’intera forza a piedi del granducato, obbligando le compa-
           gnie rimaste nelle guarnigioni a ricorrere a ogni tipo di arruolamento. Dal punto di vista nu-
           merico i 4.491 toscani coinvolti nella guerra rappresentavano l’1,2 per mille della popolazio-
           ne maschile del granducato; una proporzione che non permette di dare credito al fenomeno
           di drammatico spopolamento registrato in quegli anni, specie se consideriamo che in altri
           stati italiani la proporzione di giovani finiti sotto le armi raggiunse percentuali del 23 per
           mille ; un inezia se proviamo a guardare fuori dai confini nazionali e allora basta prendere
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           ad esempio il sistema di reclutamento svedese - la famigerata Rota - che ai primi del secolo
           aveva chiamato alle armi fino a un uomo ogni otto famiglie. Anche se il lungo periodo di
           pace poteva aver reso refrattaria alle armi la popolazione maschile del granducato, questi
           numeri apparirebbero in contraddizione anche con i risultati delle campagne di arruolamento
           di venti anni prima, quando il granducato si trovava esposto a un’invasione franco-spagnola
           ed era stato costretto a mobilitare tutte le proprie forze. Ma anche analizzando altri aspetti
           della vicenda è possibile accorgersi che certe affermazioni sull’impatto dell’arruolamento
           forzato non sono del tutto credibili. Ricorrere al Discolato per riempire i vuoti del reggimen-
           to in Germania poteva rappresentare una soluzione immediata, ma non risolveva il problema
           di come far arrivare le reclute a destinazione evitando che fuggissero alla prima occasione, e
           anche se per tutti i rinforzi partiti dalla Toscana era prevista una scorta di volontari veterani,
           resta difficile credere come questi contingenti – messi insieme con la forza - non si siano
           dissolti in breve tempo. Durante i trasferimenti si verificarono delle diserzioni, ma queste non
           avvennero in misura tale da far credere che le reclute fossero trascinate in campagna in cate-
           ne. Naturalmente questo non significava che tutti anelassero di servire il proprio sovrano in

           4   La combinazione di questi due fattori ha generato il mito negativo della “crudele e iniqua politica degli
               arruolamenti” da parte del governo austro-lorenese e la conseguente malevola affermazione che i toscani nel
               XVIII secolo non erano adatti a fare la guerra (NdA).
           5   Si rimanda in particolare ai fondi Segreteria di Guerra: f. 518-521 e Commissariato Generale di Guerra,
               f.1545.
           6   Vedere il caso del Piemonte nella prima metà del XVIII secolo, in particolare la provincia di Vercelli. Cfr. S.
               Loriga, Soldati, l’istituzione Militare nel Piemonte del Settecento, Padova, 1992.
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