Page 215 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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di Firenze, come di Portoferraio, di Grosseto e Carpegna, e d’essere stato colle Galere ad
Antibo al ricevimento di Sua Maesta Cattolica, allora infante, Don Carlos, ed a Tunis di Bar-
beria, nel trasporto degli schiavi rilasciati dalla I.M.V. a quelle Ottomane Reggenze” . C’era
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poi chi offriva di trovare dei sostituti per ottenere il congedo dei propri congiunti, come Pa-
squina Pampiani: “vedova del fu Sebastiano Mannocci, chiede il congedo per il figlio Tom-
maso ascritto all’attual servizio della C.M.V. nel reggimento Dragoni di questa Città di Pisa
e per l’altro figlio Domenico, maggiore e capo famiglia, andato soldato (per Discolato) nel
3° Reggimento di fanteria a Livorno”; alla vedova restava solo un altro figlio, “il quale non
solo è in età pupillare, quanto ancora melenso e perciò incapace di lavorare e accudire a quei
pochi effetti livellari (…) e costretta a vivere mendicando” .
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il discOlatO cOMe deterrente: PrOfitti e sVantaggi.
A parte le periodiche ma non frequenti richieste di liste di Discoli spiccate da parte delle
autorità fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio del decennio successivo, se un giovane fini-
va sotto le armi con la forza, ciò avveniva per lo più dietro la segnalazione di un birro locale.
Pur non essendo conosciuti né facilmente ricostruibili i dati completi sul reclutamento coatto,
soprattutto in quanto la proporzione non fu mai costante, si direbbe che il ricorso al Discolato
non conobbe mai soste a partire dal 1765. Persino il migliore dei principi, Pietro leopoldo,
ne fu un convinto sostenitore e del resto l’offerta non si esauriva mai. Da un quadro generale
dei processi negli anni Sessanta, si apprende che, a parte le cause risolte con sanzioni pecu-
niarie, furono portati in giudizio poco meno di 1.400 persone l’anno; di questi una parte con
pene di poco conto e il restante, valutabile in un terzo del totale, subì la pena dell’esilio, del
carcere o dei lavori forzati. Perciò da parte dello stato il modello del Discolato si reggeva
sulla matematica previsione che, per lo spettro della condanna o per l’intimidazione di un fa-
miglio, ci fosse sempre qualcuno che avrebbe accettato l’arruolamento in fanteria e in questo
modi si risparmiavano pure le spese di arruolamento. Nel decennio successivo cessò di esi-
stere l’opzione facoltativa, così l’arruolamento coatto dei Discoli diventò una vera e propria
condanna penale senza possibilità di appello. Se infine consideriamo che la forza totale della
fanteria toscana scese dai 6.000 uomini del 1765 ad appena 2.151 del 1790, la dimensione
percentuale del Discolato assumere una rilevanza niente affatto trascurabile. Per il governo i
vantaggi pratici offerti apparivano evidenti; rispetto al reclutamento coatto quello volontario
richiedeva molto più tempo, con la conseguente assenza delle squadre dai corpi per molte
settimane. E poi i trasferimenti erano sempre fonte di problemi a non finire. A parte il rischio
di ripensamenti e il conseguente abbandono della squadra di arruolamento, le reclute tra-
scorrevano anche molti giorni assieme ai reclutatori e come a questi gli si doveva procurare
alloggio e vitto. Non era raro che una squadra di pochi soldati ritornasse alla guarnigione con
un numero di reclute di molte decine di uomini, con il conseguente riflesso economico che
15 aSFi, Segreteria di Guerra, f.521, b.430; gennaio 1761.
16 aSFi, Segreteria di Guerra, f.521, b. 434; marzo 1761. Una delle ultime lettere conservate è della primavera
del 1761: “Supplica degli umilissimi servi di Vostra Eccellenza, genuflessi ai clementissimi piedi della me-
desima” i coniugi Eleonora e Niccolò Gattai di Pisa “…ambedue vecchi quasi decrepiti, storpiati e goccio-
lanti” in favore del figlio Giuseppe “andato soldato a Livorno” dopo l’arresto avvenuto quattro mesi prima;
f. 521, b. 439; 15 maggio 1761.