Page 325 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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             D’altro canto, ciò che abbiamo chiamato “improvvisazione” trovava la sua ragion d’es-
          sere nella convinzione generalizzata che la guerra sarebbe stata breve e che, per il caso ita-
          liano, non sarebbe durata ancora molto dopo l’estate. Invece, durante il funereo autunno di
          quell’anno, svanirono le possibilità di una guerra breve e vittoriosa, come si era creduto in
          base ai calcoli e alle speranze del Presidente del Governo antonio Salandra, un sentimento
          che per altro quest’ultimo aveva saputo trasmettere anche ad una parte importante della na-
          zione . Viceversa, si apriva lo scenario di una guerra senza un termine prevedibile, anzi, di
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          una guerra lunga. era quella, indubbiamente, una constatazione dolorosa, peraltro con im-
          plicazioni di gran rilevanza perché se l’Italia aveva voluto raffigurarsi come partecipe di una
          guerra esclusiva, di ambito “nazionale”, doveva invece adesso sforzarsi di entrare nello stato
          mentale di una guerra “totale”, nella quale, anzitutto, sarebbe stato assai difficile mantenere
          la neutralità con la Germania e dove invece si faceva oltremodo necessario stabilire una re-
          lazione più stretta con gli alleati sotto ogni aspetto, anche in Spagna.
             In quel periodo, l’idea che la Spagna venisse utilizzata come base dai sottomarini tedeschi
          era ormai vecchia e si potrebbe persino affermare che si era trasformata in un luogo comune
          tra i paesi alleati e tra alcuni paesi neutrali, come era l’Italia ai primi di maggio del 1915. Il
          9 di quel mese, il ministro degli Affari Esteri, Sidney Sonnino, su istanza del viceammiraglio
          Leone Viale, ministro di Marina, scriveva a Bonin affinché mettesse in atto una vigilanza
          speciale per il controllo delle acque prospicienti le isole Baleari :
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             “Ministero della Marina ritenendo che le Isole Baleari possano offrire buoni punti di rifornimenti
             ai sommergibili di gran tonnellaggio che dal Mare del Nord venissero nel Mediterraneo, rappre-
             senta opportunità di assicurarsi mediante ispezione del Regio Consolato a Barcellona della atti-
             tudine e diligenza degli agenti Consolari nelle Baleari ed avvertirci prontamente degli approdi o
             rifornimenti clandestini che colà avvenissero. Prego V.E. provvedere in questo senso ed autorizzo
             spese necessarie”.

             Il  generico  potenziamento  della  vigilanza  sulle  acque  dell’arcipelago  mediterraneo  si
          tradusse, data la situazione già di stato di belligeranza dell’Italia, in misure concrete quali
          l’invio di un agente – il primo italiano che giunse in Spagna con tale incarico – durante il
          mese di luglio del 1915. Erano i primi tentativi, oltremodo candidi, visto che risulta piuttosto


              Madrid e sulle ragioni dell’invio del Sannazzaro, vid. AUSSME, G-29 Addetti Militari, b. 11, rapporto nº
              1091, Comando del Corpo di Stato Maggiore, Riparto Operazioni, al Comando Supremo, Roma, 5 giugno
              1915, Addetto Militare alla Regia Ambasciata di Madrid.
          4   Si veda al proposito Antonio Fiori, “Crisi e caduta del secondo governo Salandra”, in Rassegna Storica del
              Risorgimento, a. XC, f. IV (ottobre-dicembre 2003), pp. 537-574. Dopo la IIIª battaglia dell’Isonzo, alla fine
              di ottobre, le perdite accumulate dall’Esercito italiano dall’inizio della guerra, senza contare i prigionieri,
              ammontavano già a 62.000 morti e 170.000 feriti. In cambio, gli avanzamenti erano stati minimi. Questo
              dato era messo in rilievo dal quotidiano di Madrid La Correspondencia de España, del 7 novembre del
              1915, nel suo articolo di fondo “Los italianos”, laddove affermava: “Los italianos habían dado por terminada
              provisionalmente su campaña. No han tomado Riva, Rovereto, Trento, Tarvis, Tolmino ni Gorizia. No han
              ocupado Trieste ni desembarcado en la península de Istria. No han sitiado Cattaro (...) No han llevado la
              guerra a la Dalmacia occidental. No han hecho nada de lo que se creía”.
          5   Archivio Storico Diplomatico Ministero Affari Esteri (ASDMAE), Archivio Politico Ordinario e di Gabi-
              netto (APOG), b. 96, Telegramma in partenza (Tp) nº 342 Riservato Speciale.
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