Page 65 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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con questo titolo nella scia del successo ottenuto da Les miseres et les malheurs de la guerre,
le diciotto grandi tavole apparse nel 1633. Le ‘piccole’ Miserie della guerra furono non a
caso indicate nell’inventario redatto all’indomani della morte di Callot sotto il titolo senza
dubbio più pertinente de La vie des soldats e vanno considerate, nonostante la loro tardiva
pubblicazione, una tappa intermedia del percorso che avrebbe condotto l’incisore lorenese a
spostare l’accento da, appunto, la vita dei soldati ad un catalogo degli orrori della guerra. Se
si adotta questa prospettiva, non stupisce il fatto che parecchi disegni preparatori di Callot re-
lativi alla guerra vera e propria (battaglie di cavalleria in una pianura e in una valle profonda,
di cavalleria e di fanteria, su un ponte; l’attacco ad un forte) non si siano tradotti in incisioni e
neppure che l’unica delle piccole Miserie della guerra rifiutata dalla serie maggiore sia stata
L’accampamento, un tema della vita del soldato (tra le tende i soldati mangiano e bevono al-
legramente), che doveva apparire al lorenese eccentrico rispetto alla curvatura da malheurs,
che intendeva di dare al tema dei conflitti militari e del loro impatto sulla società.
Nelle ‘grandi’ Miserie della guerra la guerra propriamente detta è di scena unicamente
nelle prime due tavole, L’arruolamento delle truppe e La battaglia. le altre incisioni posso-
no essere raggruppate in tre miniserie: le violenze dei militari e dei malfattori (saccheggi di
fattorie, devastazioni di monasteri, incendi di villaggi e città, da una parte; dall’altra l’assalto
ad una diligenza e la conseguente caccia ai banditi), l’elenco delle punizioni inflitte manu
militari a soldati, banditi, eretici ecc. (dall’impiccagione alla fucilazione, dal rogo alla ruota)
e gli angoscianti scenari del dopoguerra (la tavola finale è ottimisticamente dedicata a La
distribuzione delle ricompense, ma quelle precedenti insistono invece sulla triste condizione
degli ex-soldati, che nella migliore delle ipotesi, se mutilati, storpi ecc., trovano rifugio in un
ospedale, ma che più spesso sono vittime delle vendette dei contadini oppure vagano affama-
ti per le strade chiedendo invano l’elemosina) .
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Riesce comunque difficile riconoscere in Callot - come invece hanno fatto di regola i suoi
esegeti - il vindice delle sofferenze inflitte dai militari alle popolazioni civili. La sua opera
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appare infatti in una fase, in cui il quadro semantico e concettuale imperniato su termini
quale ‘militare’, ‘civile’ e ‘popolazione’ e sulle loro correlazioni e antinomie risulta ancora in
corso di assestamento e non privo di stridenti contraddizioni. ad esempio, stando ai dizionari
il sostantivo ‘civile’ viene ad assumere anche il significato di ‘non militare’ in Francia e in
italia soltanto nei primi decenni del diciottesimo secolo , mentre ancora nel 1830 Thomas
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4 Assai utili quale documento e inquadramento dell’opera di Callot Jacques Callot (1592-1635), actes du col-
loque organisé pare le Service culturel du musée du Louvre et de la ville de Nancy à Paris et à Nancy les 25,
26 et 27 juin 1992 sous la direction scientifique de Daniel Ternois, Paris, Klincksieck, 1993; Jacques Callot
1592-1635, a cura di Paulette Choné, Daniel Ternois, Jean-Marc Depluvrez, Brigitte Heckel, Nancy, Société
d’archéologie lorraine et du Musée historique lorrain, 1992; Istituto italiano per gli studi filosofici - Istituto
nazionale per la grafica, Le incisioni di Jacques Callot nelle collezioni italiane, Milano, Mazzotta, 1992. Cfr.
anche Capricci Gobbi Amore Guerra e Bellezza, incisioni di Jacques Callot dalle raccolte del Museo d’Arte
di Padova, a cura di Franca Pellegrini, Padova, Il Poligrafo, 2002.
5 Cfr., ad esempio, Paulette Choné, Les misères de la guerre ou “la vie du soldat”: la force et le droit, in Jac-
ques Callot 1592-1635, pp. 396-400; AndrÉ Stoll, “Non si può guardare”. Dallo spettacolo della giustizia
assolutista al crollo dei miti della civiltà. La guerra nell’opera grafica di Callot e di Goya, in Le incisioni
di Jacques Callot, pp. 85-108; Yves-Marie Bercé, Callot en son temps, in Jacques Callot (1592-1635), pp.
47-62.
6 Cfr. Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, X, Torino, Utet, 1978, p. 401 e Manlio