Page 67 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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famiglia le unità di riferimento delle rilevazioni, che nella cosiddetta età prestatistica furono
condotte a fini fiscali o militari. Soltanto nel corso del Settecento economisti, cameralisti,
statistici e demografi, dopo aver accantonato in maniera più o meno radicale gli schemi cari
alla società di ordini, completarono il lungo processo di ‘scoperta’ della ‘popolazione’. Infine
la Rivoluzione francese spinse di fatto questa linea di tendenza nella direzione della politica,
aggiungendo un’ulteriore dimensione al vocabolo, quella suggerita dalla centralità di altre
parole-chiave, che hanno profondamente connotato il quadro ideologico degli ultimi due-tre
secoli, ‘popolo’ e ‘nazione’.
A coronamento di tale fase costituente della contemporaneità non soltanto militare è pos-
sibile collocare il cittadino-soldato della repubblica dei moderni invocato dalla componente
più radicale dell’Illuminismo e incarnatosi nell’esercito di George Washington e più tardi
- ed entro certi limiti - in quello di Lazare Carnot. Ma la rivoluzione atlantica, se da un lato
abbatté le barriere che compartimentavano la società tradizionale (salvo immediatamente ri-
pristinarle in base ad un modulo censitario) e dall’altro aprì la strada al superamento dell’an-
tinomia tra il ‘civile’ e il ‘militare’, nello stesso tempo cancellò, nel momento e nella misura
in cui realizzava le moderne forme costituzionali, quella fusione di vertice tra il potere mili-
tare e il potere civile, che aveva caratterizzato, a prescindere dalle effettive capacità belliche
dei sovrani, l’antico regime. Non è un caso che il termine ‘militarismo’ fosse coniato nella
Francia di fine Settecento da chi voleva evitare quel peculiare dérapage della rivoluzione, di
cui avrebbe effettivamente beneficiato il generale Bonaparte .
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Di qui, soprattutto, l’inventario delle contraddizioni che hanno contraddistinto e conti-
nuano in una certa misura a contraddistinguere il rapporto tra i conflitti militari e le popola-
zioni civili. L’ideologia del cittadino-soldato, pur essendo stata di fatto messa tra parentesi
in particolar modo nel primo Ottocento dalla trasformazione della coscrizione obbligatoria
in un cespite di militari di carriera più economico di quello garantito dal tradizionale merce-
nariato e nel secondo Novecento dall’abbandono o comunque dalla tendenza ad un ridimen-
sionamento della leva a favore delle forze armate di professione, non è mai stata sconfessata,
né potrebbe esserlo, dagli Stati-nazione qualunque sia la fede ideologica, che professano.
Di conseguenza il sintagma ‘popolazione civile’ presenta un significato per un certo verso
residuale. Come recita il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, per
‘popolazione civile’ si intende «in stato di guerra, il complesso dei cittadini che non fa parte
delle forze armate» , in altre parole i non combattenti. In effetti si tratta di ‘cittadini’ in parte
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soltanto potenziali (i minori che non hanno ancora raggiunto l’età del voto, fino a non molti
decenni fa e nella gran maggioranza dei paesi le donne), mentre, in particolar modo prima
della concessione del suffragio universale maschile, sono stati inclusi nelle forze armate
molti giovani e uomini, che non godevano di alcun diritto politico.
Nello stesso tempo la virtuale coincidenza tra il civile e il militare alla base del postulato
del cittadino-soldato - fatta ovviamente salva, quanto meno in linea di principio, l’intenzione
di risparmiare la partecipazione armata alla guerra ai bambini, agli anziani e, nella maggior
parte dei casi, alle donne - ha consentito di aprire sul piano ideologico un fronte, quello della
10 Secondo Le grand Robert, VI, p. 456 militarisme fu coniato nel 1815, ma in M. Cortelazzo - P. Zolli, Dizio-
nario etimologico, III, p. 756 la nascita del vocabolo è anticipata al 1790.
11 Cfr. S. Battaglia, Grande dizionario, XIII, 1986, p. 879 (manca un rinvio ad autori).