Page 66 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
P. 66
66 XXXIV Congresso della CommIssIone InternazIonale dI storIa mIlItare • CIHm
De Quincey considerava «a fashionable and most childish use of word now current» quello
di utilizzare ‘civilian’ «to indicate simply a non-military person» . È vero che, per quel che
7
riguarda l’aggettivo, l’impiego di ‘civile’ in opposizione a ‘militare’ risale a qualche secolo
addietro: se Machiavelli distingueva la vita militare da quella civile, tuttavia già nella gene-
razione precedente, in quell’età dei condottieri, in cui il ‘soldato’, vale a dire il mercenario,
il militare di professione, aveva preso il posto del cavaliere quale principale referente della
guerra, l’«exercizio militare» era considerato da Giovanni Sabadino degli Arienti alternativo
al «vivere civile» .
8
Riesce comunque difficile includere nella ‘popolazione civile’ i contadini, che nelle in-
cisioni di Callot sono presentati quali vittime, ma anche, più raramente, quali carnefici dei
soldati e che, come sembra indicare l’acquaforte dedicata a L’impiccaggione, alimentano an-
che i ranghi del banditismo rurale e quindi partecipano pienamente al circuito di una violenza
endemica favorita, quando non direttamente innescata, dalla guerra al di fuori dei campi di
battaglia. ‘Civile’ deriva infatti, come è noto, da civis e riflette sotto ogni aspetto (politica, co-
stumi, società, economia) un contesto urbano, che si definisce in larghissima misura proprio
in opposizione al contado, alla campagna. Agli occhi dei più biechi sostenitori della supre-
mazia della città sulla campagna i contadini apparivano nel Medioevo e oltre dei buoi senza
corna. Nella sfera dei costumi, mentre il carattere rurale acquistava - e continua tutt’oggi a
conservare - un significato più o meno pesantemente negativo (‘villano’, ‘zotico’, ‘cafone’,
‘rustico’ ...) , la città riusciva al contrario ad imporsi non solo come un modello di buone
9
maniere, ma anche come il laboratorio di una parola-chiave della storia contemporanea, la
‘civiltà’. Inoltre in antico regime il ‘civile’ o, meglio, il ‘borghese’ godeva spesso di privilegi,
che gli concedevano spesso di subire il peso della guerra in una misura che possiamo consi-
derare, se ci si colloca nella prospettiva del contadino, relativamente limitata. Non è un caso
che si conservi memoria non tanto della più consueta devastazione delle campagne quanto
di alcuni saccheggi ‘esemplari’ di città (tra le altre Roma, Anversa, Mantova e Magdeburgo),
eventi che suscitarono echi particolari proprio a causa della loro straordinaria ‘violazione’
degli spazi ‘civili’.
D’altra parte ‘popolazione’ nell’accezione qui considerata penetrò nella maggior parte
delle lingue europee unicamente tra il Sei e il Settecento. Lungo gran parte dell’antico regime
la ‘popolazione’ in quanto insieme degli abitanti di un paese rimase indistinta sullo sfondo
del panorama politico-sociale e tutt’al più fu fatta coincidere con l’etnia. In primo piano figu-
ravano invece gli ordini, gli ‘stati’. Nei loro messaggi ai sudditi i sovrani si rivolgevano non
tanto alla moltitudine dei dominati quanto ai nobili o, meglio, ai capi delle famiglie nobili
ed era tramite questi ultimi che intendevano raggiungere, scendendo di gradino in gradino la
scala giuridica e sociale, le componenti inferiori. Non stupisce quindi che fossero la casa, la
Cortelazzo - Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, III, Bologna, Zanichelli, 1983, p. 756.
Le grand Robert de la langue française, II, Paris, Le Robert, 1987, p. 633 data al 1718 l’impiego di civil
nell’accezione di «qui n’est pas militaire», ma militaire quale sostantivo risale al 1658 (ivi, VI, p. 456).
7 Cit. alla voce civilian nel significato di «a non-military man or official» in The Oxford English Dictionary,
III, Oxford, Clarendon Press, 1989, p. 256.
8 Cfr. S. Battaglia , Grande dizionario, III, 1964, p. 211.
9 Cfr. M. Cortelazzo - P. Zolli, Dizionario etimologico, I, 1979, p. 244.