Page 173 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Più difficile risulta dare una risposta all'interrogativo circa la reale influenza
esercitata dall'atteggiamento di Londra sulle decisioni del Governo di Madrid che,
secondo la versione offerta dall'allora ambasciatore a Madrid Samuel Hoarci' ~ cer-
tamente viziata dal desiderio di dare il massimo valore al proprio operato - sarebbe
stata di grande peso.
Certamente, l'abilità della diplomazia britannica nel lasciare intravedere come
possibile un riconoscimento delle aspirazioni spagnole su alcuni territori del Maroc-
co francese (31) e l'impegno profuso da Londra per evitare nei confronti di Madrid
un atteggiamento troppo rigido da parte degli Stati Uniti può avere agito sulle valu-
tazioni degli spagnoli. Ma si può affermare, sulla base degli elementi di cui dispo-
niamo, che la politica di Londra risultò efficace soprattutto attraverso l'arma econo-
mica, vale a dire con la disponibilità ad aiutare la Spagna, ridotta ormai alla fame,
sia con l'invio di ingenti quantità di grano sia con la concessione di un grosso presti-
to per l'acquisto di materie di prima necessità (32).
Tutto ciò induce ad alcune considerazioni. Innanzitutto risulta definitivamen-
te confermato quanto scritto da Serrano Suiier nelle sue memorie e cioè che il suo
incontro con Hitler e von Ribbentrop del18-19 novembre ebbe un carattere mera-
mente dilatorio: servl ad evitare un intervento senza provocare reazioni violente da
parte tedesca. Risulta altresl confermato come un certo peso nelle valutazioni del
Governo spagnolo sia stato esercitato dal comportamento segulto da Londra. Risul-
ta infine evidente come gli spagnoli considerassero ancora irreversibile l'alleanza
sottoscritta con le Potenze dell~se ma ne ritenessero possibile l'applicazione solo
quando la Gran Bretagna fosse stata prossima al collasso. Il che, ai fini dei piani
di guerra tedeschi, rendeva quest'alleanza quasi del tutto priva di interesse.
Fu dunque a quel momento che si chiuse una parabola iniziata nel giugno del
1940 con il crollo della Francia. E si chiuse perché la situazione da allora era profon-
damente mutata. Dapprima, era venuta progressivamente a mancare quella condi-
zion~ essenziale per cui la partecipazione della Spagna al conflitto era parsa possibi-
le sei mesi prima: la prospettiva di una guerra breve. Le sconfitte italiane in Grecia
e la vittoria della flotta britannica a Taranto ne avevano dato proprio in quei giorni
una drammatica conferma. Poi, erano stati messi in discussione quegli obiettivi ter-
ritoriali che il governo falangista pensava di realizzare con l'intervento mentre erano
riemerse le arroganti pretese dei dirigenti nazisti su territori e imprese spagnole. Da
ultimo, si era aggiunta la progettata politica di collaborazione con la Francia, pro-
spettando un quadro per cui la Spagna vedeva enormemente ridotte le possibilità
di assumere il ruolo che riteneva le spettasse in quel nuovo ordine europeo che fosse
nato dalla vittoria dell~sse. ·E tutto ciò senza che la Germania avesse mostrato di
tenere adeguato conto delle enormi difficoltà economiche in cui si dibatteva la
Spagna.
(31) le rivendicazioni spagnole riguardavano i territori di Beni-Zérual ~ Beni-Snassen, incorporati
nel protettorato francese in seguito alla campagna del Riff. In proposito si veda in Public Record
Office, JAndra, Foreign Office, Generai Correspondence, F0/371/60441B/Z.
(32) Per i rapporti tra la Spagna e le Potenze anglosassoni in questo periodo e in particolare per quan-
to attiene agli aspetti economici si veda in FRUS, 1940, vol. III, pp. 794-855; W.N. Medlicott,
The Economie B/ocleaJe, JAndra, 1952, vol. l, pp. 529-548; A. Vliias e Altri, Po/iticil commerciai
extmor en Espia (1931-197.5), Madrid, 1979, pp. 330-337.
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