Page 101 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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della guerra di breve durata (nel gennaio 1941 si registra una affermazio-
ne del duce circa il prolungamento del conflitto fino al 1948) e quello del-
la "guerra parallela" che avrebbe dovuto garantire un ruolo paritario con
la Germania. Le iniziative italiane - in Africa e nei Balcani - spostano
l'asse della guerra sul Mediterraneo scatenando la reazione inglese la qua-
le, a sua volta, costringe i tedeschi- che pure avevano disapprovato quelle
iniziative - ad intervenire. E Hitler arrivò ad attribuire la sconfitta della
Germania all' "inutile" e "pazzesca" Campagna di Grecia che gli fece ri-
tardare l'inizio dell'attacco all'Unione Sovietica, impedendogli di raggiun-
gere prima dell'inverno gli obiettivi fissati.
La responsabilità degli avvenimenti ricade su Mussolini, che influen-
zò la condotta della guerra sia attraverso le decisioni meramente politiche
e sia attraverso la diretta conduzione della stessa facendo sì che il suo pre-
stigio da questo momento, a parte gli attestati formali di amicizia e di al-
leanza, venga definitivamente compromesso con conseguente diminuzione
della sua capacità di iniziativa politica.
Il negativo andamento delle operazioni belliche influisce direttamen-
te sulla politica interna del regime e accentua il dissenso tra e con i vertici
militari. Non è un mistero - e la storiografia sul periodo l'ha ampiamen-
te rilevato, la insufficiente preparazione, in uomini e mezzi, con la quale
l'Italia era giunta alla vigilia della guerra. La guerra d'Etiopia prima e quella
di Spagna poi avevano depauperato in maniera consistente le scorte e i
materiali mentre la ricerca del consenso politico al regime aveva, di fatto,
impedito una reale mobilitazione del cosiddetto "fronte interno" e quindi
i necessari sacrifici per adeguare la produzione industriale e le risorse alle
necessità belliche.
Si spiega così la tiepida à.desione dei militari ad una guerra che pure
li rimetteva in gioco rispetto ad un regime che aveva perseguito - a parte
le dichiarazioni di propaganda e di maniera - costantemente il loro ridi-
mensionamento con la creazione di organismi paralleli (la Milizia Volon-
taria di Sicurezza Nazionale, ad esempio), con l'insufficienza legislativa
sul ruolo e le attribuzioni del Ca p o di Stato Maggiore Generale e quindi
dello Stato Maggiore Generale che avrebbe dovuto coordinare le tre Forze
Armate con l'assenza, in conclusione, di una politica militare adeguata
a quella politica di "potenza" che il regime pure predicava e privilegiava
nell'ambito della sua politica estera.
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