Page 17 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Sovrano bulgaro a partecipare all'aggressione alla Grecia, per cui fu defi-
            nito da Mussolini uno dei "regnanti senza fegato" < 4>.  Allora i timori di una
            reazione britannica o turca (o anche iugoslava) erano ancora troppo forti
            né  sufficientemente pressante la presenza germanica in Romania perché
            un simile invito potesse essere accolto. Le vicende diplomatiche dei mesi
            immediatamente successivi furono caratterizzate per i dirigenti bulgari da
            un difficile gioco di equilibrio tra le Potenze avverse (5)_  L'influenza occi-
            dentale in Bulgaria era meno forte che non nelle altre capitali balcaniche.
            L'alleanza germanico-sovietica era stata accolta favorevolmente e di fatto
            aveva favorito il recupero della Dobrugia meridionale per via diplomatica
            (accordo di Craiova del settembre 1940). Se molta parte degli intellettuali
            avevano studiato in Germania e i libri in tedesco erani i più letti tra quelli
            in lingue straniere, antico era il legame con il mondo russo e forte la pre-
            senza comunista (dietro la facciata del partito degli operai). Appena scop-
            piata la  guerra,  Mosca  aveva  offerto  a  Sofia  di  concludere  un patto  di
            amicizia e mutua assistenza, ma il Re e il Governo avevano preferito non
            legarsi ad alcuna alleanza. Dopo nuove elezioni l'insediamento a Capo del
            Governo dell'archeologo Bogdan Filov, già Rettore dell'Università di So-
            fia e Presidente dell'Accademia delle Scienze, fece inclinare la politica bul-
            gara verso la Germania. L'accordo di Craiova fu  fortemente influenzato
            da Berlino anche se basato sul principio di autodeterminazione: nella Do-
            brugia meridionale vivevano un 38% di bulgari e un 34% di turchi con-
            tro solo un 21% di romeni. Tuttavia Boris III non accettò l'invito di Hider
            a entrare nel Patto Tripartito.  Nel novembre  1940 il Governo sovietico
            era nuovamente intervenuto a Sofia per non perdere quella che riteneva
            una posizione fondamentale nei Balcani. L'inviato di Mosca Arkadi Sobo-
            lev  offrì  agli  interlocutori  bulgari  la  Tracia turca ed ellenica  in cambio
            di un accordo, senza porre il veto sull'adesione della Bulgaria al Patto Tri-
            partito cui avrebbe potuto aderire (egli affermò) la stessa Unione Sovieti-
            ca.  I  responsabili  bulgari  non  si  erano  fatti  tentare  neanche  da  questa
            sirena < 6>.  La preoccupazione costante per loro risiedeva nell'atteggiamento


            (4)  M.  Cervi,  op.  cit.,  pp.  108-110.
            (5)  Storia  delta  Bulgaria,  Roma  1982,  pp.  371-376.
            (6)  B. Jelavich, op.  cit., pp. 233-235. Ai bulgari di buona memoria l'emissario sovietico
               Sobolev dovette ricordare un suo omonimo "proconsole" dello zar inviato in Bulga-
               ria nei primi anni del Principato autonomo bulgaro quando i rapporti tra i due Stati
               slavi si fecero estremamente tesi; cfr. F.  Guida- A.  Pitassio- R. Tolomeo, Nascita di
               uno Stato balcanico.  La Bulgaria di Alessandro di Battenberg nella corrispondenza diplomatica
               italiana  (1879-1886),  passim.


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