Page 22 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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cattiva coscienza perché non  avevamo combattuto per conquistarlo,  ma piuttosto  lo
               avevamo  ricevuto  come  un  regalo" < 2 0.  Con il trascorrere del tempo i  nuovi
               occupanti fecero  svanire l'entusiasmo della popolazione locale e si dimo-
               strarono non migliori dei serbi, agendo da conquistatori e da amministra-
               tori incompetenti e corrotti. Attiva fu naturalmente la propaganda culturale
               e religiosa: l'Esarcato sottomise alla propria amministrazione ecclesiasti-
               ca, come in parte già occorso sino dalla sua costituzione nel  1870, le dio-
               cesi dei territori occupati, mentre furono aperte circa 800 scuole. I problemi
               maggiori non ci furono nella Macedonia iugoslava, dove le pretese dei bul-
               gari trovavano più di un fondamento nella storia, nella lingua e nella cul-
               tura popolare. Ben diversa la situazione in Tracia e nella Macedonia egea.
               Qui infatti i grandi spostamenti di popolazione seguiti al conflitto turco-
               greco avevano mutato radicalmente la composizione etnica degli abitanti,
               ormai decisamente in maggioranza greci sia in Macedonia (egea)- dove
               dal 43%  del  1912 erano aumentati sino  all'89%  -  sia in Tracia (occi-
               dentale) dove dal 17% del  1919 era saliti al62%. In queste regioni dun-
               que la politica di bulgarizzazione fu più un sopruso contro l'etnia dominante
               che  non  una  difesa  della  cospicua  minoranza  slavòfona,  poi fortemente
               attiva nella Resistenza e nella guerra civile greca. Non era pensabile però
               che una nazionalità balcanica dimostrasse verso le altre quella tolleranza
               che per decenni quelle genti non avevano saputo applicare reciprocamen-
               te. Nel settembre una vasta rivolta scoppiò sia in Tracia sia nella Macedo-
               nia greca per timore di ventilate misure tese a colonizzare in particolare
               la Tracia con coloni bulgari (una sorta di rebulgarizzazione, una risposta
               cioè all'immigrazione dell'elemento greco negli anni Venti e Trenta) a prezzo
               anche di espulsione di famiglie elleniche. La repressione causò circa 15.000
               morti tra gli  insorti.  Seguì la  deportazione di molti greci da ambedue le
               regioni occupate:  a seconda della  fonte (bulgara o greca) le cifre variano
               da 70.000 a  200.000 unità. Molti furono  i greci che si  rifugiarono nelle
               zone di occupazione italiana e tedesca dove non furono messe in atto mi-
               sure paragonabili a quelle attuate dagli occupanti bulgari. Questo conflit-
               to etnico (l'ennesimo per la storia  dei Balcani)  non si  esaurì  nel  1941  e
               finì  per caratterizzare persino i  difficili  rapporti  postbellici tra Sofia  ed
               Atene. La Macedonia iugoslava viceversa fu  -  ben dopo il  1941 -  una
               palestra  comune  per i  partigiani iugoslavi  e bulgari < 22 l.

               (21)  M.  Lee  Miller,  Bulgaria during the  Second  World War,  Stanford  1975,  p.  55.  "The
                   gains were received with great enthusiasm in Bulgaria, and, initially at least, in Ma-
                   cedonia" (R.]. Crampton, A  Short History of Modern  Bulgaria,  Cambridge  1989, p.
                   125).
               (22)  B.Jelavich, op.cit., pp. 255-256.]. D. Beli,  The Bulgarian Communist Party from  Bla-
                   goev  to  Zhivkov,  Stanford  1986, pp.  64-66.  Su  questi  problemi  interetnici  si  veda
                   anche D. Sirkov, Bulgaria's National Territorial Problem  during the Second World War,
                   in  "Bulgarian  Historical Review",  XIX,  1991,  3,  pp.  3-19.


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