Page 209 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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nella pianificazione e nel controllo dell'impiego delle materie prime. Ma
            nel primo caso il progressivo stringersi del legame politico già prima del
            conflitto fece dipendere il funzionamento dell'industria italiana quasi com-
            pletamente dalla volontà dell'alleato tedesco, anche in relazione alle aree
            da esso controllate militarmente o politicamente. E nel secondo caso l'ap-
            parato amministrativo e burocratico nel  1941  procedeva a  fatica,  fra  le
            note lentezze di decisione e di esecuzione. Pure, in quell'anno, si presentò
            per la  politica di approvvigionamento l'occasione per uscire dalla condi-
            zione in cui si trovava, tipica di una economia di guerra ancora "in pre-
            parazione"  e  non  effettivamente  combattuta.
                 Se  ne  erano  poste le  premesse politico-strategiche  con l'esigenze  di
            ovviare all'esito negativo delle operazioni in Grecia ed in Cirenaica. Pre-
            messe confermate e rafforzate quando, chiusa la partita nei Balcani, il con-
            flitto si allargò di nuovo con la partecipazione alla campagna tedesca contro
             l'URSS e con la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, scelte che con il
             sicuro  protrarsi nel tempo del  conflitto  e  il  dar vita  a  nuovi fabbisogni
             mettevano in forse la validità di quel tipo di economia, che riuscì invece
            a  sopravvivere  sino  alla  metà dell'anno  seguente  ed oltre.

                 La molla che poteva far scattare la trasformazione era rappresentata
            proprio dalla necessità di richiedere l'aiuto tedesco sotto varie forme: in-
            vio di unità organiche, vendita di artiglierie, corazzati e mezzi vari, vendi-
             ta delle materie prime e dei combustibili che mancavano. Dovremo capire
             dunque perché non scattò in occasione delle trattative avviate per iniziati-
             va italiana, nel quadro degli aggiornamenti frequenti degli accordi segreti
             in materia, che Comando Supremo, Ministero della Guerra, Fabbriguerra
             e IRI aprirono a Berlino alla fine di dicembre del 1940 e conclusero entro
             la  prima settimana di gennaio  dell'anno  seguente.  Il primo elemento da
             notare è il profilo particolare della delegazione italiana dalla quale erano
            assenti i rappresentanti del Ministero degli affari Esteri, ed in particolare
             il presidente del comitato governativo italiano costituito ad hoc ed operan-
             te già da qualche anno,  ambasciatore Giannini. Si  trattava di un profilo
             di natura tecnico-militare per qualifiche e funzioni dei suoi componenti:
             il sottosegretario alle fabbricazioni di guerra, Favagrossa, l'ispettore gene-
             rale di artiglieria, Fautilli, il capo dell'Ufficio del Capo di Stato Maggiore
             Generale, Gandin e poi (quasi sicuramente) rappresentanti delle Ferrovie
             dello  Stato  nonché (sicuramente)  il  presidente ed alcuni tecnici  dell'IRI.
             L'assenza  di  Giannini  (mentre  il  suo  omologo  tedesco  Carl Clodius  era
             presente alle trattative) ed il profilo "tecnico" degli inviati denuncia il·ten-


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