Page 210 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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tativo di togliere più che ai risultati delle trattative - destinati comunque
ad essere recepiti in un protocollo - alle argomentazioni svolte e/o accol-
te quella vernice dichiaratamente politica che avrebbe creato un prece-
dente che rischiava di vincolare, subito o anche in futuro, l'autonomia
economica dello sforzo bellico italiano, dopo che quella militare era stata
ormai compromessa. Ipotesi questa giustificata, allora e oggi, dalle mani-
feste intenzioni tedesche di approfittare dell'occasione per tentare addirit-
tura una integrazione delle due economie industriali- a favore di quale
delle due è facile immaginare - tramite una suddivisione del lavoro in
base alla ottimale allocazione delle risorse (per la quale determinati erano
la capacità produttiva e la efficienza delle imprese). Prima di partire Fa-
vagrossa fu avvertito dallo Stato Maggiore Generale che le richieste preve-
dibili di invio di manodopera specializzata in Germania avrebbero potuto
costituire, se accolte, il pretesto per non inviare materie prime con l' obiet-
tivo finale di ostacolare lo sviluppo dell'industria italiana che non doveva
uscire dalla guerra rafforzata (come, evidentemente, si presumeva ancora
che ne sarebbe uscita). Dobbiamo dire subito che il tentativo tedesco fu
per il momento sventato per merito di Favagrossa il quale prese tempo
(una sottocommissione avrebbe dovuto studiare il problema ... ) e, per ot-
tenere le materie prime, evidenziò la sottoutilizzazione degli impianti del-
l' industria bellica italiana (aprendo però così la strada alle successive
richieste - poi ritenute non meno pericolose - di collocare commesse
presso le industrie italiane), come ragione non ultima dello scarso gettito
di armi, munizioni e mezzi che spingeva le autorità militari italiane a ri-
chiedere insieme alle materie prime artiglierie e carri soprattutto ma, data
la urgente necessità di disporre in Cirenaica di uno strumento come la
divisione corazzata, anche unità organiche di quel tipo che la disponibili-
tà .di carri medi italiani e tedeschi (se concessi) non avrebbe mai permesso
di costituire e addestrare rapidamente. La mancanza di materie prime di-
veniva così l'attenuante specifica per la richiesta di mezzi e reparti. L'esi-
to della trattativa va dunque valutato tenendo presenti tutte e tre le
componenti delle richieste italiane in quanto l'invio di unità e le forniture
di armi e materie prime non erano alternative. Qui ci interessa in partico-
lare il binomio armi-materie prime che incontrava la disponibilità tedesca
- peraltro relativa - solo per le seconde, perché erano già in atto accor-
di in proposito che non era certo possibile non rinnovare e soprattutto
perché garantivano alla Germania una contropartita di qualche valore sotto
forma di generi alimentari e manodopera industriale dei quali l'economia
tedesca aveva bisogno.
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