Page 213 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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più 151.000 di  minerali e 209.000 di  rottami. Una disponibilità,  com-
          plessivamente considerata, rimasta pressappoco a livello di quella previ-
          sta. Un abisso simile a quello esistente tra fabbisogni e concrete possibilità
          si incontra anche per il rame. Previsti in  150.000 tonnellate annue (più
          del doppio delle importazioni del1940) i fabbisogni scesero a 30.000 nel-
           le ragionevoli richieste del dicembre mentre i due accordi del1941 stabi-
           lirono un quantitativo di appena 14.000 tonnellate, superato addirittura
           dalle importazioni effettuate (19.000 tonnellate). Le  22.000 ton. di gom-
           ma grezza stimate necessarie e,  come tali,  richieste ancora a dicembre si
           ridussero negli accordi del1941 a 8.300 tonnellate complessive, anch'es-
           se superate dalle importazioni effettive (11.000 tonnellate secondo l'1ST AT
           e  14.000  secondo  fonti  tedesche).
               Sia nel caso in cui le quantità di materie prime e combustibili effetti-
           vamente importati superarono i livelli fissati dagli accordi sia, a maggior
           ragione, quando rimasero al di sotto di essi il vero problema dei riforni-
           menti non fu tanto la relativa scarsità, quanto la irregolarità con cui giun-
           sero, disarticolando la già complessa e burocratizzata macchina distributiva
           con effetti nefasti sulla continuità della produzione. Un rapporto dell'ago-
           sto  1941 (reperito in copia fra le carte dell'addetto militare a Berlino, ge-
           nerale Marras) fissa gli arretrati al 30 giugno in oltre 600.000 tonnellate
           per il  carbone (il  10 per cento  del  quantitativo  concordato);  in  47.000
           per i rottami di ferro e acciaio (il 30 per cento); in 27.000 tonnellate per
           la ghisa  (il  21  per cento);  in  150.000 tonnellate  per l'acciaio  (il 40 per
           cento).  Di  118.000 ton.  era l'arretrato di  prodotti petroliferi (il  33  per
           cento del totale).  Favagrossa indica tuttavia nel 1941 l'anno nel quale la
           disponibilità complessiva  di materie prime -  acciaio  in particolare -
           fu la migliore tra quella degli anni di guerra.  Ma con una sola, rilevante
           eccezione.  Il  nodo scorsoio che soffocò più volte -  per ben 729 volte a
           suo dire - la produzione nel corso dell'anno fu quello fatto con le corde
           dei combustibili i quali, per di più, erano destinati agli stabilimenti impe-
           gnati nella produzione bellica in misura minoritaria rispetto a non meglio
           definite esigenze civili, come nel caso eclatante della nafta, ridotta per queste
           ultime da 50.000 ton. mensili (poco meno di metà di quanto consumava,
           al minimo, la marina militare) del dicembre 1940 alle 40/45.000 del set-
           tembre 194l.mentre la quantità espressamente destinata alle imprese che
           lavoravano alle forze armate scese da 18.000 tonnellate (di dicembre 1940)
           a  8.000 (aprile  1941). La  riduzione  di  questi  consumi andava a  carico
           di un aumento di quelli di carbone del quale venivano destinate allo stesso


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