Page 217 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 217
RAPPORTI FRA INDUSTRIA BELLICA
ED ESERCITO
LUCIO CEVA
Premessa
Il 1941, o piuttosto l'inverno 1940-41, è per l'Italia un "momento
della verità" dopo decenni di autoinganno. Il mancato approfittamento
delle occasioni militari dell'estate precedente e il susseguirsi- fra autun-
no e inverno - di disastri che solo un limitato intervento di forze tede-
sche riesce a rendere non definitivi, distruggono nel Paese il prestigio del
regime fascista con contraccolpi di varia natura.
Ai gradini elevati, la destituzione di molti capi militari (Badoglio, Ca-
vagnari, Soddu, Visconti Prasca e infine Graziani), oltre a impressionare
il pubblico, esaspera le Forze Armate. Ma ciò non tanto per un malinteso
"spirito di casta". Infatti, la convinzione che in certi casi si tratti di "silu-
ri" meritati non manca in molti ambienti militari. Stride però che il "silu-
ratore" Mussolini sia altrettanto ed anzi più responsabile dei licenziati.
La dissonanza non sfugge al Capo del Governo che, poco propenso a li-
cenziare sé stesso, cerca però di confondere le acque e di distrarre altri-
menti la gente. Da ciò forse la "punizione" inflitta a quanti fra i gerarchi
fascisti si trovavano a far parte del governo in quel momento. Non furono
destituiti ma mobilitati e sparsi d'autorità nelle retrovie del fronte albane-
se: per quanto godessero di scarsa considerazione, erano pur sempre per-
sonaggi ufficiali. Nessun contraccolpo si verifica invece nei vertici industriali
della nazione, quantunque di natura sempre più largamente pubblica a
partire dal 1933.
Ai gradini inferiori e medi così militari come civili, altra varietà di
reazioni. Nelle file dei combattenti, scontata una vasta area di rassegnato
215

