Page 222 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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I  pezzi  non  contraerei o non solo  contraerei si  riducono a  30  da  75/32
               e 44 da 90/5 3 fra campali e autocampali (2.95% ).  Sarebbero state inoltre
               prodotte: 80 bocche da fuoco  da  75/18 (che presumibilmente avrebbero
               dato luogo a 60 complessi campali utilizzando gli affusti di cui alla tabella
               stessa);  10 bocche da fuoco da 75/46 contraerei; 164 tubi anima dello stesso
               calibro nonché 52  tubi anima da  149/40. Si  nota infine che la riduzione
               dei  programmi d'artiglieria aveva  colpito soprattutto la  OTO cui  erano
               ordinati i pezzi di calibro maggiore. Non sappiamo quanto questa situa-
               zione sia stata rimediata da una certa (non esattamente quantificabile) pro-
               duzione di 149/l9 avvenuta dopo le "riduzioni": qualche centinaio di pezzi
               fino al luglio 1943 probabilmente non tutti con affusto campale e in parte
               forse  ascrivibili  anche  all' Ansaldo OD>.
                    Dal punto di vista del profitto industriale, i programmi (indipendente-
               mente dalle successive riduzioni salvo per quanto riguarda la OTO) costi-
               tuirono un successo. Fu infatti possibile rinnovare in larga misura i vecchi
               impianti a  spese  dello  Stato grazie  al  ricordato  contributo  del  15 %.
                    Dal punto di vista militare,  non sono chiare le ragioni che indussero
               al varo di piani i quali, con l'ampiezza raggiunta nella primavera 1940,
               avrebbero richiesto tempi di realizzazione superiori alla presumibile du-
               rata del conflitto anche secondo i calcoli più pessimistici (1945-46 per una
               parte dei  manufatti e  1951  per un'altra!).
                    Ancor  oggi  non  é possibile andare  oltre le  due  note  ipotesi < 11>.
                    Cioè il desiderio di cogliere il momento in cui lo Stato appariva di-
               sposto ad aprire i cordoni della borsa per realizzare, sia pure con aggior-
               namenti, il disegno Giuria-Bonzani approvato, ma quasi solo sulla carta,
               dal  1929. Inoltre, la possibilità che il rafforzamento dell'artiglieria fosse
               visto  in funzione  di  pericoli del dopoguerra e soprattutto di una premi-
               nenza  tedesca  in  Europa.
                    Va anche ribadito che gli ordini di rinnovamento generale sono pre-
               feriti  dalle industrie per ragioni evidenti, ma  non sono  necessariamente
               più utili di rinnovamenti parziali  accompagnati  da efficaci modernizza-
               zioni di pezzi già disponibili, ad esempio con nuovi affusti o potenziando
               le gittate (grazie ad aumenti della carica quando la resistenza lo consente).


               (10)  Notizie sparse in Comitato, cit.:  16 pezzi costruiti "prima del gennaio 1941", (p.
                    378) saliti a 66 il31 dicembre 1942 (p. 383), altri 74 nei "primi 6 mesi del1943"
                   (p.  384),  24 gruppi (288  pezzi?)  costruiti verso  la  fine  della  guerra  (p.  409).
               (11)  F.  Minniti,  cit.,  pp.  17-18.


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