Page 226 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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intascato. Un linguaggio duro, insolito nell'amministrazione pubblica e che
                difficilmente  sarebbe potuto  durare  a  lungo.  Infatti  non  durerà.
                     Per il momento le  ordinazioni di M  13  (ancora 529 compresi semo-
                venti e carri comando) proseguirono dato che altro non c'era e che- cete-
                ris  paribus  -  l'industria  serviva  più  celermente  se  non  si  ordinava  col
                contagocce < 18 ).
                    Tuttavia  furono  tentate altre tre  strade.

                     In primis si ebbero le  note richieste alla Germania la quale, put prefe-
                rendo inviare  proprie unità anziché materiale,  promise dei  carri francesi
                di preda bellica.  Sulla carta doveva trattarsi di  50 SOMUA,  350 Renault
                R.35  e di  un centinaio  di  B.2.  In fatto  saranno consegnati  32  SOMUA,
                124 R.35 e qualche (non esattamente quantificabile) esemplare di B.2, tutti
                senza pezzi di  ricambio,  il che  sconsigliò  l'impiego  oltremare.  Il  mezzo  più
                interessante era il SOMUA. E qui curiosamente le lamentele italiane (risul-
                tanti non da Guzzoni ma dalle memorie del gen.  Zanussi) sorvolano sull'e-
                siguità della fornitura e sulla mancanza dei pezzi di ricambio per prendersela
                con la  "lentezza e l'insufficiente armamento" < 1 9)_  Il che  è davvero inspie-
                gabile.  Ogorkievicz dichiara il SOMUA uno dei  migliori carri del mondo
                nel suo tempo "per protezione, performance, armamento", aggiungendo che
                i tedeschi ne avevano un alto concetto < 20 l.  Si  può capire che il generale bri-
                tannico Martel, abituato ai potenti propulsori dei carri inglesi e scrivendo
                nel  1945, lo abbia definito "rather under engined", più adatto alla coope-
                razione con la fanteria che  all'azione indipendente < 21 l. Ma al confronto con
               l'M  13!  Le  19.5 t del SOMUA erano propulse da un motore forte  di  190
                CV  con un rapporto peso/potenza di  9.7  CV/t (contro i solo  teorici 8.92
                CV/t dell'M 13). Il carro francese raggiungeva i 40 Km/h contro i 30 dell'M
                13  (a  proposito di  lentezza ... ).  Quanto alla  corazza,  interamente fusa  (40
                mm lo scafo e 50 la torretta), la sua efficacia non era neppure paragonabile
                con quella delle pessime piastre della SIAC utilizzate in progetti affetti da-
               gli errori di  cui al rapporto Sarracino (campate troppo larghe, chiodatura
               mal  calcolata)  e peggio  montate in officina.  Circa l'armamento,  per  quel
                che mi consta, il cannone da 47 del SOMUA era superiore al47/32 italia-
                no  montato  sull'M  13  avendo una velocità iniziale  di  855  m/sec contro i
                627 m/sec che l'arma italiana imprimeva al suo  "perforante" da  1.440 g.



                (18)  A.  R.  14.27.6.  Successione  cronologica  delle  ordinazioni  di  carri,  s.l.  1943.
                (19)  G.  Zanussi,  Guerra  e Catastrofe  d'Italia,  (2  voll.),  Roma,  Corso,  1946,  I  p.  155.
                (20)  R.M.  Ogorkiewicz,  Armour,  Londra,  Stevens  &  Sons,  1960,  p.  83.
                (21)  G.L.Q.  Martel,  Our  armoured Forces,  London,  Faber  &  Faber,  1945,  pp.  72-73.


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