Page 230 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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- allestimento di un carro "celere-sahariano" da  18 t (che non supererà la
                 fase  del  prototipo);
               - realizzazione del  carro pesante italiano (circa 25  t) già vaticinato nei  ri-
                 cordati  colloqui  Mussolini-Caracciolo  dell'agosto  1940 e -  sulla  carta
                 -  ripetutamente potenziato fra l'altro con passaggio dall'obice da 75/18
                 al cannone da 75/34. I primi esemplari vedranno la luce dopo l'armisti-
                 zio  del  settembre  1943  e saranno utilizzati  solo  dai  tedeschi;
               - probabile  riproduzione  su licenza  dei  carri  tedeschi  modello  III  e IV.

                    Quanto al carro tedesco,  l'immediato interessamento di  Cavallero  si
               manifestò in due direzioni: avocando all'amministrazione militare i contat-
               ti coi tedeschi che le industrie coltivavano privatamente; ottenendo che le
               relative licenze di costruzione fossero  offerte in acquisto  non più all'indu-
               stria  ma allo  S.M.  dell'Esercito,  il  che  si  verificò  il  3  agosto  1941  per il
               Panzer  III  e  poco  più tardi per  il  Panzer  IV < 2 6>.
                    Si è già documentata e studiata altrove la battaglia cartacea a base di
               rampogne,  minacce  e  rinfacci  scatenata  da tale  prospettiva  fra  l' Ansaldo
               (oligopolista  per i carri  con la  FIAT e secondariamente  con la  Terni per
               la sola blindatura dell'L6) e altre ditte fra  cui particolarmente la  OTO che
               -  come sappiamo  -    era  stata la  principale vittima  della  riduzione  dei
               programmi d'artiglieria. In sostanza, l' Ansaldo voleva conservare il mono-
               polio di fatto anche per la costruzione su licenza dei carri tedeschi arrogan-
               dosi  una  posizione  di  capo-commessa  non  gradita  alle  concorrenti  che
               aspiravano  viceversa  ad un trattamento  paritario.
                    Sempre  tralasciando  i  particolari,  per  il  rapporto  vertici  militari-
               industria vanno  messi  a  fuoco  tre  momenti.
                    Il primo  è  caratterizzato  dal volto  accigliato  e sdegnoso  di  Cavallero
               che caccia i mercanti dal tempio rivendicando contatti e licenze all'Esercito
               e non all'industria privata. Il secondo fa  capo al gen.  Pietro Ago,  Presidente
               del Comitato Tecnico Armi e Munizioni, e riguarda giudiziosi ed energici
               interventi su Agostino Rocca che voleva coinvolgere l'Esercito nelle sue be-
               ghe  con l'ammiraglio Arturo  Ciano  amministratore  delegato  della  OTO.
               Il terzo ci riporta a un Cavallero improvvisamente d'accordo con Agostino
               Rocca  nella  fiduciosa glorificazione del carro P 40.  L'amministratore del-
               l' Ansaldo, oltre ad assicurare la sempre imminente realizzazione del veicolo
               italiano, non esiterà a dipingerlo come superiore al Panzer IV tedesco.  Di



               (26)  La condotta  ecc.,  cit.,  pp.  66-71.


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