Page 232 - L'Italia in Guerra. Il secondo anno 1941 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Africa nell'ambito dell'Ariete sia negli scontri frammentari della primave-
ra 1941 sia poi durante la bonaccia dell'estate. Ora, se è comprensibile
l'impossibilità di un vero e proprio addestramento in Italia nel dicembre
1940-gennaio 1941 quando, sotto l'urgere dei colpi dell'offensiva W avell-O'
Connor i carristi dovevano famigliarizzarsi col nuovo mezzo in non più
di una settimana presso il centro di Bracciano, meno giustificato è che
si sia proseguito all'incirca così anche dopo. La scarsità di carburante in
Italia non favoriva l'addestramento dei carristi al pari di quello degli au-
tieri (vds. oltre). Nemmeno in Libia la nafta doveva però abbondare, ep-
pure si veda la testimonianza di Enrico Serra sull'addestramento presso
l'Ariete durante le pause operative del 1941 e del 1942 < 2 9>. E che questo
sia servito lo dimostrano i risultati conseguiti da quella Divisione in molti
episodi della battaglia di novembre-dicembre 1941 correttamente valuta-
ti anche nel noto Despatch di Auchinleck il comandante nemico:
«l carri italiani che per le esperienze della precedente campagna, tendevamo
a trascurare come privi di valore, combatterono bene, ed ebbero influenza ap-
prezzabile nella battaglia ( ... ) la Divisione italiana "Ariete n ( ... ) non era
creduta molto formidabile. Questa stima del suo valore, basata sull'esperienza
della campagna del generale Wavell nel precedente inverno, si rivelò alquanto
erronea» (30).
Iniziano nel 1941 per raggiungere il massimo nel 1942 le proteste
dei carristi d'Mrica, non solo e non tanto per l'insufficienza del 47/32
che li costringeva ad avanzare sotto il fuoco dei Two Pounder per lunghi
e decisivi minuti prima di raggiungere la distanza di 600 metri dal nemi-
co pari alla gittata utile consentita dalla scarsa velocità iniziale del proiet-
to, quanto piuttosto per l'inadeguata potenza del motore. Ai combattenti
il rimedio sembrava facile: basta cambiarlo, essi dicevano, incapaci di so-
spettare il groviglio che c'era di mezzo.
Astraendo dal ricordato rifiuto del carro cecoslovacco e dalle incon-
sistenti promesse di miglioramento del "medio", rammentiamo che l'in-
dustria italiana non ricorse mai al sistema seguito da britannici, americani
e sovietici di adattare ai carri motori d'aeroplano dal ridotto ingombro
e dall'elevata potenza. Eppure si trattava praticamente degli stessi motori.
(29) E. Serra, Carristi dell'Ariete (Fogli di diario 1941-1942), Roma, ed. fuori commercio,
pp. 21-22.
(30) CJ.E. Auchinleck, Operations in the Middle East from 1st November 1941 to 15th August
1942, (pp. 300-400), Suppl. London Gazette, 15 Gennaio 1948, p. 332.
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