Page 355 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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come quello dell'ambasciatore a Madrid Giacomo Paulucci di Calboli, che
ribadì la sua fedeltà al governo legittimo nonostante Mussolini in persona
gli offrisse il dicastero degli esteri della Repubblica Sociale Italiana, che
al suo rifiuto i nazisti lo minacciassero ricordandogli che suo figlio era
loro prigioniero e che egli si trovasse in una sede ove la comunità italiana
simpatizzava per il "duce". Altrettanto significativo fu il mantenimento
delle relazioni diplomatiche tra la Spagna di Franco (che accoglierà solo
un rappresentante ufficioso della R.S.I.) e il Regno del sud, con il quale
vollero mantenere relazioni diplomatiche anche Stati come l'Ungheria e
la Romania, che pure gravitavano nell'orbita della Germania, dalla quale
furono peraltro costretti a riconoscere ufficialmente anche la R.S.I.
Mussolini non riuscì a trovare alcuno disposto ad assumere il porta-
foglio degli esteri; buona parte dei diplomatici che aderirono alla R.S.I.
erano cosiddetti "ventottisti" (ovvero coloro che erano entrati in carriera
in base ad una legge speciale del 1928 volta a "fascistizzare" la diploma-
zia); altro personale diplomatico e consolare fu reclutato tra militari, pre-
fetti, ex segretari federali del partito nazionale fascista; lo stesso segretario
generale del ministero degli affari esteri della R.S.I., Serafino Mazzolini,
anch'egli "ventottista", accettò a malincuore l'incarico, perché di convin-
zioni monarchiche, come del resto altri diplomatici di Salò.
Giustamente quindi il 6 novembre il Premier britannico Churchill scris-
se al presidente americano Roosevelt: "Vittorio Emanuele non conta nulla per
noi, ma il suo binomio con Badoglio ci consegnò di fatto la flotta italiana... e ci
assicura attualmente la fedeltà di grandissima parte dell'infelice esercito e del popolo
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italiano e naturalmente le rappresentanze diplomatiche italiane ovunque" .< l A sua
volta il generale Eisenhower, Comandante in Capo delle forze alleate nel
Mediterraneo, aveva telegrafato il 18 settembre: "L'importanza del governo
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Badoglio sta nella sua indiscussa legittimità''. < l
Il governo del Re giungeva a Brindisi forte della sua legittimità, inse-
diandosi in territorio sotto pieno controllo italiano dopo che il Sovrano
aveva opportunamente rifiutato la proposta di recarsi nella Sicilia occu-
pata dagli anglo-americani.
Per usare pero l'espressione di Badoglio, il suo governo doveva "co-
minciare da una matita e da un foglio di carta". Come tutti i ministri,
(3) Pubbl., rra l'alrro, in Churchill & Roosevelt. The Complete Correspondence, Il, Alliance For-
ged. November 1942-February 1944, ed. by W.F. Kimball, Princeron, 1984, p. 587.
(4) "Al War Deparrment", in Foreign Relations ofthe United States. Diplomatic Papers (d'ora
in poi FRUS), 1943, Il, Europe, Washingron, 1964, p. 368.
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